Ho scritto queste parole di Gesù nel mio vangelo con convinzione, perché ero stato personalmente testimone della loro verità. Ricordavo la vicenda di Pietro e Giovanni, imprigionati dopo la guarigione dello storpio, che hanno testimoniato con franchezza, pieni di Spirito santo, di fronte al Sinedrio. Ripensavo a Stefano, animato dal medesimo Spirito, ucciso sì, ma entrato nel cielo che aveva visto schiudersi durante la sua passione. E soprattutto pensavo a Paolo, che ho accompagnato nella sua opera apostolica: è comparso di fronte al re Agrippa, ai governatori Gallione, Felice e Festo, al Sinedrio.
Quanto proclamava non era dettato da saggezza umana, ma erano parole di sapienza divina che lo Spirito in quei momenti gli suggeriva. E lo stesso può avvenire per noi, se ci fidiamo di Gesù.