Hai appena risposto ai farisei, urtati dall’esultanza dei discepoli, che se questi avessero fatto silenzio avremmo gridato noi pietre: potessimo averlo fatto ora, accogliendoti, piuttosto che farlo nel futuro, non però nella gioia, ma nel dolore della distruzione.

Certo hai fatto di tutto per smuovere i cuori, ma dopo il sussulto passeggero dell’ osanna, sono tornati ad essere di pietra, come noi. Il tuo cuore invece è colmo di compassione, e le tue lacrime ne sono il segno più evidente: rifiutato, continui comunque ad amare questa città.

Tra qualche decennio dovremo raccogliere altre lacrime: saranno di dolore e di angoscia per la sorte tragica che Gerusalemme ha voluto per sé. Come vorremmo si trasformassero in lacrime di pentimento, lavando via il peccato.