Quando m’ha detto che avrebbe sotterrato il talento, l’ho avvertito che era una pessima idea, ma non ha voluto sentire ragioni.

Per prima cosa era invidioso di noi che avevamo ricevuto più di lui, ma gli ho fatto notare che avrebbe dovuto lavorare circa vent’anni per guadagnare una cifra simile, che gli era stata affidata gratis… Allora ha manifestato il sospetto che il padrone fosse un tiranno che avrebbe preteso da lui chissà quali guadagni: ho cercato di fargli capire che invece gli aveva dato fiducia e che questa andava ricambiata, facendo fruttare il bene ricevuto.

No –ha concluso – meglio non rischiare, tanto mi ha dato tanto gli ritornerò: niente guadagni, ma anche niente perdite. Sapete come è andata a finire: gli è stato tolto anche quell’unico talento.

E io ora ne ho undici.