“Disse ancora: «Un uomo aveva due figli”… Lc 15,11.
Un padre aveva due figli. Ogni volta questo inizio, semplicissimo e favoloso, mi affascina, come se qualcosa di importante stesse di nuovo per accadere. Nessuna pagina al mondo raggiunge come questa la struttura stessa del nostro vivere con Dio, con noi stessi, con gli altri. L’obiettivo di questa parabola è precisamente quello di farci cambiare l’opinione che nutriamo su Dio.
La parabola del Padre misericordioso, raccontata nel Vangelo di Luca, ci parla della tenace Tenerezza di Dio verso tutti i suoi figli e ci invita a verificare il nostro sguardo nei confronti di Dio Padre.
Entrambi i figli della parabola hanno una visione distorta del Padre e sono incapaci di rimanere da “figli” (e non da servi) nella sua casa.
Il figlio più giovane vive un rapporto di dipendenza verso il Padre e rivendica la sua autonomia: si allontana da Lui per sentirsi libero e con una buona dose di ingratitudine pretende dal Padre la parte di eredità che gli spetta.
Il Padre concede tutto quello che il figlio gli chiede, anche se non gli spettava il possesso del patrimonio paterno, perché vivente ancora il Padre.
Il figlio minore si allontana dunque da Lui, per sentirsi libero. Ma lontano dal Padre perde tutti i suoi beni e soprattutto perde se stesso, il suo essere figlio e si trova nel bisogno estremo.
Allora il desiderio del Padre e la nostalgia della sua casa diventano per lui l’inizio di un cammino interiore, che l’evangelista indica con queste tre tappe: rientrò in se stesso, si alzò e invocò il perdono.
Tuttavia è un ritorno spinto dalla necessità, è un cammino ancora tutto occupato dal proprio io, dal proprio bisogno.
Ma l’incontro con la Tenerezza materna del Padre, il suo benevolo abbraccio, il suo bacio, il suo perdono, lo rigenera totalmente ed egli ritrova la sua dignità dissipata. Cominciano a far festa: è l’inizio di ciò che sarà senza fine.
L’altro fratello che stava rientrando a casa dal lavoro, al sentire le musiche e le danze e informatosi dai servi, provò dispiacere per la grande compassione del Padre verso il figlio minore che aveva sperperato tutto il patrimonio paterno e ne fu molto indispettito. Anche questo figlio vanta e pretende diritti dal Padre per le sue prestazioni: egli considera il Padre come un padrone. Il Padre esce a supplicarlo, affinchè si possa risanare la fraternità, ma il figlio si chiude nella durezza e nella tristezza e si chiude anche ad ogni forma di misericordia. Dunque è prodigo anche il figlio maggiore, perché sciupa la comunione con il Padre e con il fratello
La parabola di questa domenica ci invita a scoprire la paternità di Dio e il suo grande amore verso tutti i suoi figli.
Dio ci lascia liberi e al tempo stesso non ci abbandona mai, ci raggiunge nella solitudine, ci abbraccia con tutte le nostre fragilità e cadute e con le ferite che ci portiamo dentro, perché Dio conosce il nostro struggente bisogno di essere accolti, perdonati e amati.
Clarisse Monastero Porto Viro