La festa dell’assunzione di Maria al cielo ci ricorda che tutta la nostra persona, compreso nostro corpo, è desiderio di Dio e aspira al cielo. Ogni nostro sguardo, ogni nostra attività, ogni nostro andare è sempre orientato da un desiderio profondo che lo muove, così come l’architetto desideroso di entrare in una chiesa per visitarla coglie subito nel suo insieme una struttura con tutti i suoi particolari rimanendovi attratto, tralasciandone altri. Così è Maria che orientando al Signore ogni energia, ogni attività, ogni desiderio, vede la Sua presenza in ogni situazione lasciandosi attrarre dal suo amore. L’assunzione è solo il termine di questa pienezza di cammino. La visita ad Elisabetta non risponde pertanto a un bisogno di aiutare la cugina, che tra l’altro era benestante, quanto di corrispondere al segno che l’Arcangelo le aveva dato: “Ecco tua cugina Elisabetta è al sesto mese… nulla è impossibile a Dio”. Maria si presta a vedere in quel segno un dono per alimentare e corrispondere sempre più il suo desiderio di relazione con Dio Padre. Nel saluto della cugina ella risponde intonando il Magnificat, leggendo cioè nell’oggi le meraviglie operate in lei da Dio. Ella canta le grandi opere di salvezza riassunte e ricapitolate nella piccolezza della sua esistenza; la sua esultanza sa aprirsi al non-ancora di quel abbraccio di giustizia che sarà pienezza solo nel Regno, quando finalmente la Sua misericordia realizzerà ogni desiderio umano: gli affamati saranno ricolmi di beni e gli ultimi saranno i primi. Maria riconosce lo sguardo di amore di Dio su di lei: “Dio ha guardato l’umiltà, la piccolezza della sua serva”, con quell’amore che chiede solo di essere accolto e sa attirare ogni desiderio umano verso la vita senza fine, capace di trasfigurare ogni corpo di miseria in corpo di gloria (cf. Fil 3,21).

L’antico dragone infierisce con le sue sette teste, simbolo dei vizi capitali, entrando nel cuore umano dove sono custoditi i desideri profondi che portano a Dio Padre. Egli entra normalmente per la porta dei sensi che trasformano il desiderio di Dio in un bisogno immediato da soddisfare ora e subitoper godere l’euforia del momento. Maria oggi sembra dirci: “Cari figli non lasciate che la pienezza del desiderio di Dio si trasformi in bisogno immediato da soddisfare, i beni materiali non portano alla felicità, questa viene dal cuore rivolto al Signore perché tu sei fatto per aspirare al Cielo, per vivere l’abbraccio con il Padre portando nel tuo cuore il Figlio suo”.

Chiediamoci ora : “Il mio desiderio si nutre dei doni del Signore per orientarsi a lui?”