“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, una frase emblematica che è diventata anche un modo di dire. In questa V domenica di Quaresima siamo accompagnati a osservare un confronto tra due sguardi, quello di Gesù e quello degli scribi e farisei. Nel Vangelo è solo uno dei tanti, ma per una donna è questione di vita o di morte: sorpresa in adulterio è portata per essere condannata ed uccisa.
È forse questo che un po’ ci stupisce, che una cosa così seria come una condanna a morte sia solo una “strategia” per prendere Gesù in fallo. Nello sguardo degli scribi tutta l’attenzione è infatti sul piano legale (termini come Legge, comandato, accusarlo, interrogarlo) e dell’osservanza della tradizione. Gesù ai loro occhi non rispetta questo piano, non “sta alle regole”. Ed è qui che entra in campo il fraintendimento. Gesù stesso non rifiuta la Legge, ma ne dà il compimento, portando il discorso su un piano morale e non legale (termini come senza peccato, va e non peccare). Non afferma che la donna è senza colpa, ma che la Legge ha il suo compimento come uno strumento di conversione.
Parallelamente alla prima e alla seconda lettura di oggi, afferma che c’è una meta, una strada nuova che siamo chiamati a percorrere. Nessuno di noi è senza peccato, ma tutti siamo in cammino, un cammino di crescita nella relazione con il Padre e i fratelli, resi capaci dal suo amore di ripartire, ricominciare sulla strada nuova del bene. Come non pensare alle parole di Amoris Laetitia n. 49 e 78, che invitano a incontrare le situazioni complicate della vita e partire da lì nella costruzione del bene. Certo, quella di Gesù non è nemmeno una risposta immediata o facile. Il verbo usato per il chinarsi a terra nel greco evoca un peso, come se per liberare lei dal peso del peccato l’avesse fatto suo, come farà sulla croce, per poi alzarsi, che è un verbo della resurrezione. Quasi a dirsi che questa strada nuova non viene da un condono frettoloso, ma chiede qualcuno che si fa prossimo e compagno di chi è nel peccato: richiede amore.
È per tutti noi un messaggio di speranza, una chiamata a scoprirci fragili ma amati, e ripartire. Gli scribi e la donna se ne partiranno dall’incontro con due realtà diverse nel cuore: gli uni stupiti dal rinnovato senso del loro peccato, lei nella liberazione di un perdono che abilita a ricominciare. In questa domenica risuona l’invito: amato da Dio, va, riparti, ricomincia.