Questa pagina, cuore del Vangelo, è sempre nuova e ogni volta che la ascoltiamo ci stupisce e ci spiazza, cambiando le prospettive della vita. Non si tratta di testo che vuole semplicemente consolare ma di un invito alla conversione: conversione dello sguardo e conversione del cuore.

Gesù vede le folle che lo stanno cercando per ricevere da lui guarigione e ammaestramento, si siede – cioè assume l’atteggiamento del maestro – e gli si avvicinano i discepoli; quindi, sta parlando ai discepoli e alle folle, la frase sembra indicare come due gruppi di destinatari. Oggi noi possiamo ascoltare queste parole come persone perse in una folla generica che cerca soprattutto conforto e assicurazioni che “andrà tutto bene”, oppure ascoltare come discepoli del Signore, come suoi amici che lo seguono fino alla fine, pur senza capire tutto del suo mistero di passione e risurrezione.

Essere discepoli di Gesù non significa avere dei privilegi, dei posti più in alto in paradiso…, ma desiderare seguirlo anche quando non capiamo il suo linguaggio paradossale.

È paradossale il discorso delle beatitudini, si presenta come un discorso in contrasto con le comuni regole del linguaggio e con l’esperienza stessa della vita, eppure il dono dello Spirito Santo e la fede che proviene da Dio ci permettono di intuire che si tratta della verità, la verità definitiva e bellissima che colmerà ogni attesa e umana speranza per sempre.

I poveri sono (sono= tempo presente, già ora!) coloro che possiedono il regno dei cieli; i miti possederanno la terra, proprio loro che non hanno combattuto con violenza; i misericordiosi scopriranno con stupore la dolcezza di diventare loro stessi oggetto della misericordia…

L’esperienza che San Francesco d’Assisi ha vissuto è stata quella di ricevere misericordia e abbracciare la povertà, da questo nasce la sua gioia profonda e contagiosa.

La parola finale di questa pagina è un annuncio di gioia, un annuncio forte: “rallegratevi ed esultate!” e sarà una gioia semplice riflesso della grande gioia che Dio stesso ha nel donare salvezza a noi, suoi figli poveri, ricchi spesso solo di lacrime e di speranza.

sorelle clarisse