Il vangelo della quarta domenica segna il ritmo con cui entrare in quest’ultima settimana di avvento: si tratta di lasciarsi guidare da un dinamismo nuovo, dalla danza dello Spirito, che fa dell’attesa un sussulto, un intreccio di annunci, di corpi che si riconoscono, si chiamano, si donano, si benedicono. Perché questo è quello che accade, quando il divino s’incontra con l’umano. Accade anche oggi, quando il Signore ti incontra, ti parla, ti chiede disponibilità; assenso e consenso con tutto il cuore, tutta la mente, la volontà, con tutto te stesso. Si entra in questa danza di resurrezione, di vita nuova, con naturalezza. Non sei tu a scandire il ritmo e a guidare il passo, ma è Lui a sospingere la tua esistenza al soffio della grazia sulle ali della tua libertà. E la danza si fa compendio di sintonie mai sperimentate, tra sussulti di gioia, corse sollecite, visite inaspettate, grida di benedizione e canti di misericordia ricevuta, accolta e condivisa. Così Giovanni, profeta fin dal grembo materno, si fa interprete delle antiche melodie, saltellando “con tutte le forze”, davanti all’Arca del Santo, Maria, come novello Davide. Nell’alternanza tra la danza ed il canto, con la complicità della lingua di un muto che si scioglie nella lode, tutto dice dell’urgenza incontenibile di raccontare, di annunciare l’inaspettato, meraviglioso evento, neppure lontanamente immaginato, di un Dio che ha preso “casa” nella storia della nostra terra, nella nostra carne umana, nel ventre di una donna che non ha conosciuto uomo. Perché Dio, quello che dice, lo fa e il suo agire travalica ogni aspettativa umana, allarga il sogno che già ci appariva impossibile per renderlo il luogo del possibile, nel compiersi delle sue promesse: una vergine concepisce; una sterile assapora la gioia di poter generare… una vita vuota inspiegabilmente si riempie, acquista senso, diventa feconda! Di più: è una vita che da morta rinasce, risorge. Anche Maria “si alzò” (Lc 1,39), risorta per quel Figlio che, primizia dei risorti, farà risorgere anche noi.  Allora questa danza acquista il gusto della Pasqua, dove ci sarà un’altra Maria “risorta” che correrà in fretta, con la gioia nel cuore, a portare l’annuncio del risorto: “Ho visto il Signore!”. Ma questa sarà un’altra danza. Per il momento non ci resta che imparare ad indossare il vestito della nostra umanità per assaporare la beatitudine della fede, nella disponibilità di un corpo di carne – il mio, il tuo corpo – che si fa casa per Dio. E sarà Natale.