ʺQuesti è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.ʺ

Queste sono le parole del Padre, al centro del mistero della trasfigurazione, che oggi contempliamo.

Sul monte anonimo ma ‟ alto,” i discepoli sono chiamati a guardare Gesù dal punto di vista divino, a guardarlo cioè attraverso lo sguardo del Padre che dichiara, come al battesimo, il suo infinito amore per il Figlio e invoca l’ascolto delle sue parole.

La trasfigurazione permette ai discepoli e ai lettori del primo Vangelo di fare un salto nel loro percorso conoscitivo andando oltre la carne umana di Gesù e contemplando la reciprocità d’amore tra il Padre e il Figlio.

Questa conoscenza avviene attraverso un’esperienza definita visione rivelata o meglio ancora parola che si vede come è tipico delle teofanie.

Questa parola si rende visibile soprattutto come luce, il volto di Gesù inizia a brillare come il sole. Il cambiamento nell’aspetto coinvolge anche le vesti di Gesù che diventano candide come la luce. Ĕ la ‘gloria’ segreta di Gesù ora manifestata all’esterno, gloria che risorgendo dai morti possederà per sempre dal mattino di Pasqua. Di luce si compone anche la nube da cui proviene la voce del Padre.

A questo punto entrano in scena due figure importanti della storia sacra, uomini di Dio abituati a percorsi “ad alta quota” e al dialogo con lui: Mosè ed Elia. Gesù condivide con queste due figure della storia dell’alleanza, lo stesso destino di profeta perseguitato. Come lui nel percorso di sofferenza, come lui, ora nella gloria. Il fatto che Gesù parli con loro dice che egli è in contatto con il mondo celeste.

Pietro avvertendo tutto il fascino di quella visione, vorrebbe fermare quell’istante. Pietro è avvinto da una bellezza superiore che infonde pace e trasmette sicurezza ma non può impadronirsi del dono ricevuto; è in vista di un servizio che da questo momento dovrà essere più consapevole. Conoscere di più il proprio Maestro dovrebbe portare a servirlo meglio.

Il Padre rivolge poi ai discepoli l’invito all’ascolto, inizio di ogni storia di alleanza.

L’episodio della trasfigurazione appare come esperienza dell’atmosfera del Cielo dove i discepoli sono ammessi alla comunione celeste, è preludio della gioia della risurrezione ma sarà preparazione a resistere ai momenti duri della passione, dovrà sostenerli per camminare vicino a Gesù che va però verso la croce con le vesti umili del Figlio dell’uomo. I discepoli cadono con la faccia a terra in adorazione. Egli si avvicina, li tocca e dice loro: ʺAlzatevi e non temeteʺ. Li tocca con un gesto di confidenza e di amore, li invita alla postura escatologica dello stare in piedi senza temere.

Gli apostoli scendono dalla montagna, non da soli, sono accompagnati da Gesù che si muove al passo della storia degli uomini. Essi e noi con loro, percorriamo il cammino della vita portando nel cuore quella luce che sul monte è comunicata anche a noi.

Cosa sia la trasfigurazione è difficile descriverlo, anche per i discepoli che l’hanno vista. Terminata questa grande teofania, devono imparare a comprendere al di là dell’ostilità degli uomini, che il mistero della sofferenza è intimamente connesso a quello dell’amore, della gloria, della vita piena.

Il cammino che Gesù ha percorso dalla trasfigurazione alla croce, è un po’ il cammino di ognuno.

Chi almeno una volta ha vissuto l’esperienza della vicinanza dell’amore di Dio, pur nell’oscurità che spesso avvolge la nostra condizione terrena, potrà intravvedere la Luce, presenza e conforto di ogni uomo sofferente.

Il fine della salita dietro a Gesù sul monte alto è imparare ad ascoltare la sua Parola per conoscerlo, per abitare la sua Parola e così abitare in lui, per dare senso al tempo della nostra vita mettendo in pratica ciò che ascoltiamo nel Vangelo: l’amore. La Parola dà forma al nostro corpo La trasfigurazione comincia quando, invece di pensare e ascoltare noi stessi, ascoltiamo lui e pensiamo aa lui, è la morte dell’uomo vecchio e la nascita dell’uomo nuovo.

 

Sr. Maria Pace

Monastero di Sarzana (SP)