E’ mattino di Pasqua. C’è come un fremito nei racconti della risurrezione, il fremito del correre di Pietro e di Giovanni, il fremito del correre delle donne e di Maria. Il fatto che si sia recata al sepolcro di buon mattino, quando ancora era buio, dice molto del desiderio, dell’amore che la stringeva a Gesù.

Che anche per noi non venga mai meno questo correre, e che la nostra vita non sia un dormire ad occhi spenti. Che la nostra casa non sia senza finestre e che la Chiesa non sia a passi lenti o chiusa nell’immobilità dei cenacoli. Che ognuno di noi torni ad essere la donna del mattino di Pasqua.

La resurrezione di Gesù è una voce silenziosa, non grida, non si impone, si propone, come la fede, la fede vera. Chiede un abbandono a questi piccoli segni, quasi insignificanti: delle bende e un sudario lasciati per terra … Sono segni inerti che ci dicono che Dio abita altrove. Abita nella vita. Dio non è nei segni di morte, Dio è nei segni di vita!

Il giardino del Sepolcro diventa il giardino della Risurrezione. Ci dice che l’amore è più forte della morte. L’amore eccessivo, sproporzionato, smisurato di Dio, sulla croce sembrava perdente e vinto ma ha sconfitto la morte.

E allora va’, di’ ai tuoi fratelli che il Signore è risorto. Dillo con i tuoi gesti, con la tua tenerezza, con il tuo amore.

Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita – di essere usciti dalla notte – perché amiamo i fratelli. Signore Gesù riempi di luce le nostre vite: della tua luce, del tuo amore.

liberamente tratto da Angelo Casati “i giorni della Tenerezza