Ci deve essere stata tutta Nazareth nella sinagoga quel sabato ad ascoltare Gesù. Per la prima volta nella sua patria, il maestro taumaturgo di cui tutta la Galilea parla, si alza ad insegnare.

L’evangelista Marco non ci riporta l’insegnamento di Gesù (che troviamo però in Lc 4) ma pare più interessato alla reazione degli ascoltatori: in fondo  anche noi, ogni volta che ascoltiamo il vangelo, diveniamo ascoltatori di Gesù…

Prima reazione: lo stupore!  E poi la domanda:  Da dove gli vengono queste cose? E’ la domanda vera,  quella che può aprire alla fede.  Beati noi se riusciamo a ritrovare questo stupore e a ridestare in noi questa domanda mettendo da parte quel che crediamo di sapere…

Quando i Nazaretani passano a considerare quello che sanno di Gesù: Non è costui il falegname, il figlio di Maria…? rapidamente l’apertura dello stupore si muta nella chiusura dello scandalo. Semplicemente la novità che il loro cuore ha riconosciuto urta con quello che sanno e soprattutto  con l’idea che hanno di Dio. Non è possibile che Dio si manifesti in un uomo così, di umili origini, che abbiamo visto crescere accanto a noi, uno di noi.   E noi, che idea abbiamo di Dio?    E di Gesù?  Credo che Dio continui a parlarci e a interpellarci nell’ordinario,  attraverso il prossimo che cresce accanto a noi o che incontriamo nel nostro cammino.

La chiusura dei compaesani tristemente mortifica l’azione salvifica di Gesù che non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. Quante volte la mancanza di fiducia, o il giudizio inappellabile su chi crediamo di conoscere, congelano possibilità e potenzialità. E d’altra parte quanto è vero anche l’opposto, che cioè l’accoglienza e la fiducia fanno fiorire la vita in ogni persona.

A chiusura dell’incontro, l’evangelista registra un altro stupore, quello di Gesù, che si meravigliava della loro incredulità. Perché? Se facciamo a Gesù questa domanda forse iniziamo veramente ad ascoltarlo…