«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”» Mc 16,6-7.
Nella notte di Pasqua, si celebra la Veglia che inizia con la liturgia della luce. Immagine forte e simbolica delle tenebre che vengono sconfitte, come la vita sconfigge la morte nella risurrezione di Cristo Gesù. Ma siamo pronti ad accogliere la vita nuova? Nel Vangelo della risurrezione di Marco vediamo la difficoltà delle donne ad uscire dallo “schema del lutto”, dai problemi di piccolo cabotaggio: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”.
La vita nuova di Gesù spalanca le porte di una esistenza rinnovata che chiama queste donne, ferventi e sinceramente addolorate, a lasciare gli olii aromatici e divenire annunciatrici del Risorto. Ma la paura prende il sopravvento, come succede a noi quando ci vengono scombinati i piani e ci viene chiesto di fare cose che non abbiamo mai pensato e fatto. Eppure, l’annuncio che scuoterà l’umanità intera, non può lasciarci inerti e meccanici esecutori di riti e abitudini consumate. Come il vino nuovo chiede otri nuovi, così la buona notizia chiede vite capaci di novità, accoglienti, aperte e disponibili a lasciarsi ancora stupire da Colui che fa nuove tutte le cose.
Il Vangelo finisce con l’invito dell’angelo e ci risparmia l’ultima parte del versetto 8: “E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite”. C’è il rischio e la possibilità che le paure abbiano il sopravvento sui nostri bei propositi e desideri ma sappiamo che la Parola di Dio nella storia non si è fatta bloccare e ha trovato la disponibilità di altri. Ma anche questi altri hanno sperimentato la tenacia e la caparbietà dello Spirito che ha saputo trasformare il loro grembo sterile in un luogo accogliente e fecondo. Possa lo Spirito del Risorto rotolare la pietra che ci impedisce di aprirci a nuovi sentieri di speranza.
Frate Stefano