Questo periodo particolarmente privilegiato che è l’Avvento ci predispone alla venuta prossima del Signore che di sua iniziativa viene a cercare l’uomo smarrito e in preda al “deserto” del vuoto spirituale che caratterizza la sua vita, allo smarrimento e alla precarietà interiore in cui viene spesso a trovarsi. Il deserto del peccato e dell’illusione di vivere bastevoli a se stessi. Dio viene a colmare tutte le nostre lacune deliberatamente e indipendentemente dai nostri meriti e dalle nostre volontà, per dischiudere il nostro animo e per renderlo proficuo per noi stessi e per coloro che incontriamo sulla nostra strada. Per questo motivo il periodo di Avvento è quello dell’attesa fiduciosa, ma anche della predisposizione a “preparare la strada del Signore”, cioè a convertirci radicalmente impostando su Dio i nostri pensieri e i nostri propositi di vita.

Nella solennità di oggi siamo ulteriormente incoraggiati a proseguire questo itinerario di attesa e di rinnovamento, perché ci viene incontro una figura che dell’Avvento è stata protagonista sin da quando un angelo denominato Gabriele le ha annunciato che sarebbe diventata mamma non per concorso di rapporti con un uomo, ma in forza dello Spirito Santo.

La prima parola dell’angelo non è un semplice saluto, dentro vibra quella cosa buona e rara che tutti, tutti i giorni, cerchiamo: la gioia. «chaire, rallegrati, gioisci, sii felice». Non chiede ma dice semplicemente: apriti alla gioia, Dio viene e porta una promessa di felicità.

La seconda parola dell’angelo svela il perché della gioia: sei piena di grazia. Un termine nuovo, mai risuonato prima nella bibbia o nelle sinagoghe, letteralmente inaudito, tale da turbare Maria: sei colmata, riempita di Dio, che si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te e tu ne trabocchi. Il tuo nome è: amata per sempre. Teneramente, liberamente, senza rimpianti amata. Piena di grazia la chiama l’angelo, Immacolata la dice il popolo cristiano. Ed è la stessa cosa. Non è piena di grazia perché ha detto “sì” a Dio, ma perché Dio ha detto “sì” a lei prima ancora della sua risposta…

La prima parola che dice Maria non è un sì, ma una domanda: come è possibile? Sta davanti a Dio con tutta la sua dignità umana, con la sua maturità di donna, con il suo bisogno di capire. Usa l’intelligenza e poi pronuncia il suo sì, che allora ha la potenza di un sì libero e creativo: “Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto”. Si dispone nella fede e nella speranza ad esercitare questa maternità insolita e straordinaria.

Maria è donna dell’Avvento perché donna di fede, di speranza e di perseveranza, avendo manifestato queste virtù in una situazione delicata e non esente da rischi e da pericoli. Sa benissimo che il disegno speciale del Signore su di lei comporterà non poche rinunce e mortificazioni e che la esporrà a pericoli e avversità pressanti, tuttavia è convinta già sin dall’inizio che lo stesso Signore che lei ha sempre servito, amato e riverito, la condurrà egli stesso passo dopo passo al compimento. In tal modo Maria è la donna della fede che tocca anche l’imprevisto e che affronta le sfide, della fede coltivata e vissuta con radicalità. E di conseguenza è anche la donna modello dell’attesa e della speranza: Colui che concepirà nel suo grembo per opera straordinaria dello Spirito Santo è il Verbo che si incarna e pertanto, nonostante prove e dolori, la sua attesa si incentiva nella speranza e nella letizia.

La storia di Maria è anche la mia e la tua storia: il tempo di Avvento trova nella Vergine un ulteriore invito, la presenza di una donna che ci si propone come modello non può che incoraggiarci a cercare sempre Dio e a disporre il nostro animo al Natale del suo Figlio, predisponendo così le sue vie che si sostituiscono alle nostre.

Ancora l’angelo è inviato nella tua casa e ti dice: rallegrati, sei pieno di grazia! Dio è dentro di te e ti colma la vita di vita.