Oggi non è un giorno qualsiasi, bensì il 1 agosto nel quale qui alla Porziuncola abbiamo aperto unaporta per chiedere umilmente e ricevere il Perdono di Assisi. La Vergine degli Angeli ha accolto San Francesco in quella cappella tanto amata da lui stesso ed oggi accoglie tanti che invocano il perdono del Signore. Oggi in questa semplice cappella accoglie tutti noi, soprattutto quanti ancora invocano la pace, il riposo e la consolazione vera della riconciliazione.

Quest’anno come possiamo aprire la porta del perdono e attraversarla senza pensare alla portachiusa della pace in Ucraina, come in tante altre parti del mondo?
Come potremmo ricevere il perdono solo per noi, senza invocarlo con forza per il mondo, per l’umanità inquieta alla ricerca della pace, per tanti che sono segnati da una violenza profonda che li
porta a rinnegare ed eliminare l’altro?
Siamo qui allora non solo per noi, ma per tanti. Siamo qui anche ad aprire la porta del perdono bussando con infinito rispetto al cuore di chi ha subìto in modi diversi violenza, anche nella Chiesa, anche dai suoi rappresentanti, anche da noi fratelli minori. Quante porte chiuse ci sono, perché sono state sprangate dalla cultura dell’abuso e del silenzio, del potere sull’altro e del non dare e non aprire porte, vie nuove per la vita.

Il perdono che chiediamo, riceviamo e possiamo donare, quindi restituire, non è solo una piccola esperienza di benessere individuale, un mettere a posto i cocci che si sono rotti.
Il perdono che Dio ci offre in Cristo e rende possibile nello Spirito Santo è una nuova creazione, è l’inizio di un mondo nuovo, una vera trasformazione. Non si tratta appena di chiedere scusa e
continuare come prima, ma di credere e sperimentare che c’è un nuovo inizio nella nostra vita.
Non è forse questo che più profondamente invochiamo? Non solo cancellare la lavagna, ma diventare nuovi? Non appena far finta che il passato non ci sia stato, ma riconoscere i segni, i germi
di un nuovo futuro e lasciarli crescere?

Questo è possibile perché il perdono è frutto della Croce del Signore Gesù, della sua Pasqua di morte e di resurrezione. Possiamo accostarci sempre di nuovo al suo perdono, chiederlo nel sacramento della riconciliazione, varcare la porta della misericordia qui come in tante chiese del mondo oggi, perché la Pasqua resta la sorgente infinita di questo perdono.
Una riconciliazione un perdono che sono dati una volta per tutte, non dobbiamo conquistarli né tantomeno meritarli con le nostre opere.
Il ritorno fedele del Perdono di Assisi ogni anno l’1 e il 2 agosto ci ricorda che questa realtà è sempre aperta per noi; ci chiede di essere accolta e riconosciuta, lasciando che diventi sempre più un lievito di vita nuova nelle nostre esistenze sempre di nuovo a rischio di essere invecchiate, accartocciate su se stesse.
Allora il perdono si chiede e si riceve come un dono e quindi si restituisce, senza contare. Perdona chi è stato perdonato, perché ama chi è stato amato. Il rapace in noi, che esige e strappa senza
chiedere è l’animale ferito che non sa amare, anche se lo desidera con tutto se stesso! Il Perdono di Assisi si apre per noi ancora una volta come una porta:

Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).

Possiamo aprire solo noi questa porta della misericordia. Il Signore è lì che bussa e ci attende. Possiamo aprire solo noi la porta della pace e della riconciliazione, per fare un passo indietro e non paralizzarci nel rancore, nel risentimento, a volte addirittura nell’odio. Ascoltare e aprire sono i gesti richiesti a noi.
Per questo riceviamo il Perdono oggi grazie alla preghiera (ascolto) e alla riconciliazione che nel sacramento ci apre alla vita nuova.

Nella Porziuncola la porta si apre e finalmente ci accoglie la Vergine Maria, immagine della Chiesa.
Lo Spirito Santo copre Maria con la sua ombra, che si era posata per Israele sulla tenda dell’incontro, segno della gloria del Signore che riempiva la dimora nel deserto (cfr. Es 40,34-35).
Maria porterà in sé il “santo” e il “Figlio dell’Altissimo”, il dono assoluto di Dio, l’alleanza eterna. Non è forse Lei stessa la Porta del Cielo, la Madre della Tenerezza e della Pace?
Nel volto di Maria, la benedetta – trasformata – per grazia, possiamo riconoscere che cosa sia veramente il perdono, accoglierlo e lasciare che ci permetta di essere restituiti alla santità del battesimo, che in lei – primizia della Chiesa, di noi tutti – splende da sempre e per sempre. Varchiamo allora la soglia della porta del Perdono!

Non temiamo di attraversarla, di essere raggiunti dalla misericordia e rivestiti di umiltà per il controesodo dall’orgoglio alla verità di noi stessi. Non temiamo dunque di confessare i nostri
peccati, certi che sono stati già perdonati e che la riconciliazione con la Comunità dei figli di Dio, la Chiesa, ci lascia respirare nel perdono grande del Padre.
Non temiamo di aprire all’Ospite che bussa sempre, perché noi ascoltiamo e ci sediamo a tavola con
Lui e con tanti suoi fratelli, soprattutto i piccoli e i poveri. Non temiamo di cominciare da noi a porre segni di perdono e di riconciliazione, perché qui inizia la pace, che è opera di giustizia e di verità. Non temiamo infine di lasciarci accogliere da Maria, la Vergine fatta Chiesa, la discepola fedele, la Madre della Riconciliazione, perché da Lei viene per noi l’Autore della vita e con Lui ogni bene. La Porta è aperta, la tavola del perdono è imbandita, la Madre ci accoglie: venite, entriamo, non temiamo. Buon Perdono, ricevuto e donato, per una vita buona, per tanti. Amen.

Fr. Massimo Fusarelli, ofm
Ministro generale