Dal vangelo secondo Giovanni ( 1,1-5.9-14; forma breve)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

Per la terza volta nel tempo natalizio, la liturgia offre alla nostra meditazione il prologo di S. Giovanni: diciotto versetti di teologia pura, quasi a volere  che il lieto annunzio si imprima indelebilmente  nella nostra memoria: Il Verbo si fece carne e dimorò fra noi.

Dio decide si comunica, si manifesta, si dice. Finché Dio sta nei cieli, ognuno lo adatta, lo accomoda, se lo immagina un po’ come gli pare. Ma se Dio viene, allora siamo obbligati a confrontarci, a prendere o a lasciare.

 Il Verbo … dimora fra noi. Dio non viene di passaggio, viene per restare e dimorare. Si ferma fra noi, condivide le nostre fatiche, apre a noi un varco di luce fra le tenebre. Gesù è la Parola che viene a dire chi è Dio. Dio viene ma l’uomo dov’è? Troppo ripiegato su se stesso, intento a fare altro non l’ha riconosciuto: venne nella sua proprietà e i suoi non lo accolsero. I testimoni, i profeti non sono riusciti a convincere la tenebra ad accogliere la luce. Ma la luce viene ugualmente e si pone come segno di contraddizione, imbarazzo, scandalo, discussione. La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Il prologo di Giovanni è Vangelo, cioè buona notizia dell’ostinazione della luce. Dio insiste, Dio non cede, Dio si dona ugualmente, Dio si dona ancora, Dio si dona sempre.

Sei nelle tenebre della depressione? le tenebre non vincono.

Sei travolto dalla fatica e dalla solitudine? le tenebre non vincono.

 Cerchi di portare la logica evangelica in famiglia, dove lavori, con chi incontri, passando per illuso? Le tenebre non vincono.

A quanti però lo accolsero diede il potere di divenire figli di Dio, a coloro che credono nel suo nome. Noi lo abbiamo accolto: come Maria, Giuseppe, i pastori, i Magi, Simeone e per questo diventiamo figli di Dio, siamo figli di Dio.

 Dio nessuno l’ha visto mai. L’Unigenito Dio, che è nel seno del Padre, egli lo ha rivelato. Fidiamoci, Gesù ci parla di Dio non perché ha avuto una bella intuizione, ma perché egli stesso è Dio. Dio, incarnandosi, ha già preso la sua decisione: amerà l’uomo, testimonierà il Regno ad ogni prezzo, andrà fino in fondo nella sua missione.

Dinanzi al Dio di Gesù, fragile neonato che ha bisogno di tutto, che ha bisogno di me, voglio professare la mia fede: tu sei il mio Signore.

Preghiamo affinché ci sia dato di intuire, dentro la nostra carne, dentro cioè la nostra esistenza povera, umile e oscura, la presenza vivificante del Verbo, di Colui che è la sapienza, che è la parola di Dio che salva.

( Rupnik- Centro Aletti)