Nella prima domenica di quaresima Gesù vene tentato nel deserto. In questa seconda domenica contempliamo la Sua trasfigurazione, eredità di tutti coloro che cercano di seguirLo vivendo un’esistenza di dono.

Nella prima lettura ci viene presentata la fede di Abramo, rimasta “credente” alle promesse di Dio anche contro le apparenze. Per tale fede Dio gli accredita la discendenza annunciata stipulando Egli stesso un’alleanza incondizionata.

Anche noi quindi assieme al salmista possiamo dire, nella fede: il Signore è mia luce e mia salvezza, è difesa della mia vita: di chi avrò paura?

Nella seconda lettura San Paolo annuncia ai Filippesi e a tutti noi, che gli amici della croce di Cristo sono chiamati a rinunciare solo a ciò che non è vita, perché tutto è lecito, ma non tutto edifica (Cf. 1Cor10,23). E dichiarando che il nostro corpo sarà trasfigurato, attesta che in questa terra siamo “nomadi” come Abramo.

Il Vangelo ci mostra il bisogno di Gesù di pregare il Padre; è comprensibile che il Figlio di Dio ricerchi nell’Abbà luce e sostegno, presentendo l’esito drammatico della sua vita. Il Suo volto cambia d’aspetto, come avviene in ogni autentico incontro con Dio, ed intuisce che il suo sacrificio non si sarebbe concluso nella disfatta. Questa comprensione gli giunge anche dalle Scritture, rappresentate dalla Legge (Mosè) e dai profeti (Elia). Pietro, Giacomo e Giovanni sono presi da un torpore spirituale, come ad ogni cristiano che fatica ad accettare la proposta evangelica di una vita in esodo, preferendo sognare applausi e trionfi. Nonostante la beatitudine sperimenta, la vita non può passare “in tenda”, come in un continuo ritiro spirituale: è necessario seguire Cristo anche nei fratelli sofferenti ed annunciare il Vangelo! Dio stesso rivela ai tre discepoli la via inaugurata del Maestro, indicandolo come l’unica voce, tra le tante esterne ed interne, da ascoltare! Non è facile seguire questa via sebbene sia promessa la gloria futura, ma la sapienza del seme gettato a terra che oggi muore e domani porta frutto, può essere assimilata solo rimanendo in stretto contatto con l’Ottavo Giorno. Ogni giorno di “risurrezione” infatti, conferma che chi dona la vita per amore, nella sequela di Cristo, entra nella gloria di Dio!

 Fondare la fede in Cristo, regala una vita carica di senso, che anzi si “trasfigura” ad ogni occasione di esodo. Non è semplice, ma possiamo far nostra questa supplica a Dio: «Credo; aiuta la mia incredulità» (Mc9,24).