A pochi giorni dal Natale, la Chiesa ci invita a celebrare la festa della santa famiglia. Il Vangelo ci invita a riflettere sull’esperienza vissuta da Maria, Giuseppe e Gesù, mentre crescono insieme come famiglia nell’amore reciproco e nella fiducia in Dio. Di questa fiducia è espressione il rito compiuto da Maria e Giuseppe con l’offerta del figlio Gesù a Dio. Il Vangelo dice: «Portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore» (Lc 2,22), come richiedeva la legge mosaica. I genitori di Gesù vanno al tempio per attestare che il figlio appartiene a Dio e che loro sono i custodi della sua vita e non i proprietari. E questo ci fa riflettere. Tutti i genitori sono custodi della vita dei figli, non proprietari, e devono aiutarli a crescere, a maturare.
Questo gesto sottolinea che soltanto Dio è il Signore della storia individuale e familiare; tutto ci viene da Lui. Ogni famiglia è chiamata a riconoscere tale primato, custodendo ed educando i figli ad aprirsi a Dio che è la sorgente stessa della vita. Passa da qui il segreto della giovinezza interiore, testimoniato paradossalmente nel Vangelo da una coppia di anziani, Simeone e Anna. Il vecchio Simeone, in particolare, ispirato dallo Spirito Santo dice a proposito del bambino Gesù: «Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione […] affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (vv. 34-35).
Queste parole profetiche rivelano che Gesù è venuto per far cadere le false immagini che ci facciamo di Dio e anche di noi stessi; per “contraddire” le sicurezze mondane su cui pretendiamo di appoggiarci; per farci “risorgere” a un cammino umano e cristiano vero, fondato sui valori del Vangelo. Non c’è situazione familiare che sia preclusa a questo cammino nuovo di rinascita e di risurrezione. E ogni volta che le famiglie, anche quelle ferite e segnate da fragilità, fallimenti e difficoltà, tornano alla fonte dell’esperienza cristiana, si aprono strade nuove e possibilità impensate.
L’odierno racconto evangelico riferisce che Maria e Giuseppe, «quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva – dice il Vangelo – e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui» (vv. 39-40).
Noi sappiamo ben poco della famiglia di Nazareth, della loro quotidianità, del lavoro, delle scelte… I Vangeli ci svelano pochissimo di quegli anni. I vangeli apocrifi hanno sentito il desiderio di riempire quel silenzio imbarazzante. Non poteva iniziare prima a predicare il Regno? Perché è rimasto nell’anonimato? Chissà quanti malati avrebbe potuto guarire?
Eppure, i primi 30 anni della vita familiare di Gesù con Maria e Giuseppe è coperta dal silenzio. Eppure, al di là di quello che si potrebbe pensare, quel silenzio è una delle rivelazioni più affascinanti della novità portata da Gesù. È il silenzio della quotidianità, della normalità, dell’ordinario. Tutti lo attendevano e Lui che fa? Ha passato il tempo in casa ad aiutare papà Giuseppe.
Ecco il nostro Dio. Quel silenzio mostra che la via della santità abita la banalità delle nostre giornate. È il tempo ordinario, e non quello festivo, il luogo decisivo della scelta. La santità a cui la famiglia di Nazareth ci richiama è quella della vita ordinaria. Esiste una spiritualità del pannolino, la mistica del ferro da stiro, la teologia del mercato!
Saremo credibili, se i nostri gesti quotidiani, le nostre faccende domestiche, i nostri incontri per il paese, trasuderanno di Vangelo! Saremo discepoli di Gesù, se i nostri gesti parleranno di Lui, anche se noi staremo zitti.
Che bello vedere che Dio dà a Gesù, come unico bagaglio per venire al mondo, una famiglia. Maria e Giuseppe rappresentano l’unica cosa che Dio reputa necessaria per questo bambino perché tutto è possibile nella vita di una persona quando sa di non essere sola. La famiglia è il luogo strutturale dell’uomo.
La bella notizia di questa domenica? Nella famiglia di Nazareth non abbiamo solo un modello, ma una speranza. Ecco la famiglia di Nazareth, così santa, così simile alle nostre. Nelle preoccupazioni, ansie, timori per i figli, rivolgetevi a Maria e Giuseppe. Loro sanno cosa si prova.