Gesù racconta due parabole molto legate fra loro: hanno in comune il contrasto tra l’inizio (il piccolo seme), l’esito ultimo (la grande pianta), e il fattore della crescita.  

Gesù paragona il regno di Dio a un piccolo seme che il contadino getta nel solco e ricopre di terra. Poi la vita farà il suo corso, ed esso darà il frutto sperato. Lo paragona anche a un granello di senape, “il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno”, che diventa un albero capace di dare ospitalità agli uccelli del cielo.  

Il regno di Dio, nei suoi inizi, è una realtà infinitamente piccola e insignificante rispetto alle strutture che l’uomo sempre crea e dove mostra la sua creatività e potenza. Che l’uomo vegli o dorma, esso compie il proprio ciclo di crescita, sino a raggiungere lo splendore che Dio vuole.  

Quello del regno di Dio è un dinamismo nascosto; sepolto nella Terra e silenzioso, ma efficace. Questa umiltà però chiama l’uomo, quando e come vuole, a fare la propria parte, in una collaborazione che diventa la comunione fra Dio e l’uomo, che rende visibile il regno di Dio.