L’immagine della roccia ritorna nella parola che oggi la liturgia ci offre. Nella prima lettura il profeta Isaia sogna il tempo in cui il popolo, sempre tentato di trovare la sicurezza nelle alleanze politiche, si accorgerà finalmente che solo Dio può donare vera stabilità; allora sgorgherà un’intensa confessione di fiducia e di confidenza.

Il reale affidamento a Dio, però, non è questione di parole, ma chiede la disponibilità a mettere in pratica ciò che si è ascoltato. In questa fattiva accoglienza si realizza la parola di Gesù e si può sperimentare la relazione filiale con Dio come roccia, riferimento sicuro, fondamento incrollabile.

Nelle intemperie della storia, che certo non risparmiano i credenti, si afferma la misteriosa verità di colui che sempre è custode e difensore.