In questo brano del Vangelo ci troviamo dopo la proclamazione delle beatitudini da parte di Gesù ai discepoli. Nel libro di Tobia troviamo questa frase al cap. IV che dice: non fare a nessuno ciò che non piace a te…Si intuisce la regola così definita d’oro: ama il prossimo tuo come te stesso.

Se una persona ama quelli del proprio clan: della propria famiglia, se fa del bene a quelli che gliel’hanno fatto, se presta senza chiedere interessi evitando guai o danni a qualcuno che conosci, dove sta il male in questo? Ma Gesù usa la parola merito con queste persone. E’ per indicare una mentalità che ci sta sotto e che è quella appunto del merito. Gesù, però, parla di essere figli dell’Altissimo e per essere figli non serve avere nessun merito, ma questo si riceve per amore di qualcuno che ci ha fatto nascere, ci ha voluto, accolti.

E’ la gratuità che caratterizza il modo di agire del cristiano: amare i nemici è la cosa più difficile, perché i nemici non sono solo esterni, ci sono anche nel nostro cuore. E soprattutto “nemici” possono essere quelli della propria famiglia. D’altronde il primo assassinio è avvenuto tra fratelli: Caino e Abele.

C’è quindi descritta, in questa pericope, la differenza fra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo, come dice S. Paolo. C’è una possibilità in noi di vivere in modo istintivo oppure vivere secondo la prospettiva di “porre l’altra guancia”. Se no si vive di azione e reazione, in modo scimmiesco… C’è la possibilità di pensare a come reagire e di spiazzare l’avversario proprio non reagendo…Gesù ha interrotto il male, il flusso del male assumendolo su di sé. Dove pescheremo questa capacità di affrontare quello che ci viene proposto da Gesù Cristo?

Non da noi perché Gesù non ha mai chiesto all’uomo niente di  ciò che  l’uomo non può fare…Ma ascoltando e facendo entrare la Parola ci scopriremo capaci di non reagire al male. Pian piano, è un cammino affinché possiamo diventare ciò che mangiamo: comunione.

Isacco di Ninive diceva: il Vangelo non solo ti comanda di sopportare con gioia l’ingiuria dei beni e delle altre cose fuori di te, ma anche di dare la tua vita per amore del tuo simile.