Dal Vangelo secondo Giovanni (3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore. 

Ma l’annuncio centrale del brano è quello contenuto nei vv. 16 e 17: è l’amore sconfinato e incredibile di Dio per il mondo che rende ragione dell’incarnazione del Figlio: un amore che ha come unico obbiettivo quello di offrire gratuitamente la salvezza, che non emette giudizi né amministra condanne. Gesù lo ripeterà con forza appena prima della sua passione (12,46-47). Sì, perché è proprio nella sua passione che Egli sarà innalzato da terra e che diverrà chiara in lui l’immagine del serpente innalzato nel deserto: il Figlio è offerto al mondo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Tutto è dato ma è essenziale che l’uomo creda; come gli uomini morsi dai serpenti nel deserto ritrovavano la vita guardando al serpente di rame, così solo volgendo lo sguardo – cioè credendo – al Cristo crocifisso la vita di Dio può farsi spazio nella vita umana.

Il cambio di termini tra Vita e Luce(cfr. Gv 1,4), entrambi centrali in Giovanni, permette all’evangelista di farci fare un passo avanti. In Dio e in suo Figlio non c’è posto per giudizio e condanna; ma chi non crede, chi non si fida e si affida, ha il potere di sottrarsi a quella luce che è venuta nel mondo per rischiararlo e riscaldarlo. E’ una questione di scelta di campo, per restare nel vocabolario giovanneo è questione di luce o di tenebre, di verità o di menzogna. Dio è amore, dirà Giovanni nella sua prima Lettera(1 Gv4,8); e l’uomo ha la possibilità di aderirvi o di autoescludersi. Tanto grande è la libertà e la dignità dell’uomo agli occhi di Dio…