“Rimango sempre colpito da chi non si nega mai niente, e si toglie tutti i suoi sfizi e non pensa mai a chi ha fame.

Io non ci credo al distacco spirituale delle ricchezze. Come può uno che ha milioni in tasca dire che è distaccato dal denaro? Se tu dici che sei distaccato, io ti dico che è il denaro che rimane attaccato a te!” (Don Oreste Benzi)

La parabola del ricco senza nome e del povero Lazzaro è una di quelle pagine che ci portano dentro la realtà del nostro mondo e delle sue logiche disumane. Un ricco senza nome, per cui il denaro è diventato l’identità, la seconda pelle. Un povero invece ha il nome dell’amico di Betania. Il Vangelo non usa mai dei nomi propri nelle parabole. Il povero Lazzaro è un’eccezione, una felice anomalia che lascia percepire i battiti del cuore di Gesù.

Chi è il ricco della parabola? E’ un uomo chiuso, chiuso nel suo mondo – il mondo dei banchetti, dei vestiti, della vanità, degli amici – chiuso in una bolla di incoscienza. Non ha la capacità di guardare oltre, di interessarsi a qualcosa oltre il soddisfacimento immediato. Quest’uomo non si accorge di cosa accade fuori. Non pensa ai bisogni di tanta gente, alla necessità di chi soffre o è più sfortunato, pensa solamente a sé stesso, alle sue ricchezze, alla sua bella vita.

Dall’altro lato il povero: senza risorse, senza diritti, coperto di piaghe, senza nessuno che lo accoglie, tranne i cani che vengono a leccare le sue ferite. Ciò che separa i due è la porta chiusa della casa del ricco. Da parte del ricco non c’è accoglienza né pietà per il problema del povero alla sua porta. Ma il povero ha un nome ed il ricco non lo ha. Ossia, il povero ha il suo nome scritto nel libro della vita, il ricco no. Il povero si chiama Lazzaro, il nome dell’amico di Gesù, ad indicare la familiarità che lo lega a Dio.

Perché il ricco è condannato? Per il lusso, gli abiti firmati, gli eccessi della gola? No. Il suo peccato è un altro: l’indifferenza, la superficialità inconsapevole che diventa colpevole durezza di cuore. Non un gesto, una briciola, una parola verso chi è nel bisogno. Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza, per cui l’altro neppure esiste, e Lazzaro è nient’altro che un’ombra fra i cani.

Ma, e qui è il giudizio di Dio sulla realtà, il povero, alla sua morte, è portato in alto; il ricco è sepolto in basso: ai due estremi della società in questa vita, ai due estremi dopo, con i ruoli scambiati.

E non c’è lo happy end. Il Vangelo non è un film Disney. L’ammonizione di Abramo si concentra sulla vita terrena sprecata: “Hai ricevuto i tuoi beni nella tua vita”. Li hai ricevuti quando potevi usarli per il bene. Nell’aldilà non si può. Possiamo in questa vita.

Hanno, e abbiamo, la legge e i profeti. La Bibbia. Tu dici: “Se avessi, se ci fosse…” Questa è la colpevole impotenza del ricco. Se ci fosse qualcosa di straordinario… e intanto la Bibbia prende la polvere! Tutto lo straordinario, tutta la giustizia di Dio stabilita nella Legge, proclamata dai profeti, compiuta da Gesù e testimoniata dagli Apostoli, eccola qui. La Bibbia. Hai tutto! Sei ricco! Il tuo ascolto è il vero tesoro, la parte migliore che non ti sarà mai tolta. Hai molto di più che se un morto tornasse da questa parte della terra a raccontare quello che succede. Sei ricco di possibilità, di letture, di predicazione, di sacramenti, di incontri, di vita comunitaria, di possibilità di conoscenza e di testimonianza. Vivi secondo il dono della Parola che hai ascoltato.