«Nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,17-18).

Si chiude così il libro di Marco, con la promessa di nuove energie messe a disposizione degli umani: la possibilità di eliminare o neutralizzare demoni, serpenti e veleni; l’apertura di canali comunicativi e di risorse terapeutiche.

Il vangelo che si diffonde attraverso i discepoli missionari è una meravigliosa promozione della vita. Le potenze diaboliche della morte vengono arrestate. D’altronde, fin dai primi capitoli della Genesi e lungo l’intero percorso raccontato nei testi biblici, si capisce che l’opera di Dio ha sempre questo scopo: bloccare la violenza, frenare gli impulsi nocivi, convertire i cuori e gli strumenti concreti che uomini e donne possono utilizzare per fare del male a qualcuno: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra” (Isaia 2,4).

La solennità dell’Ascensione non è l’abbandono della Terra! Cristo risorto è pienamente presente nella storia, attraverso lo Spirito, la Parola, i profeti e i testimoni: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano” (Mc 16,20). Questo è l’ultimo versetto dell’ultimo capitolo scritto da Marco; Gesù è già stato elevato in cielo e siede alla destra del Padre (versetto 19).

Ma allora cos’è il cielo? Cosa intendiamo noi quando ripetiamo la preghiera del Maestro e diciamo: “Padre nostro, che sei nei cieli”? Personalmente non posso fare a meno di pensare a tutte quelle pitture che mettono davanti ai nostri occhi il colore azzurro del cielo. Per esempio, come non ricordare la scena della lavanda dei piedi descritta dall’artista tedesco Sieger Kőder, il quadro in cui si osserva Gesù che lava i piedi di Pietro su un tappeto celeste: esattamente a terra, sul pavimento che noi calpestiamo, possiamo contemplare il colore che rappresenta la dimora di Dio. Cosa significa alzare lo sguardo e le braccia, invocare e pregare, entrare in comunicazione con l’Altissimo, se non partecipare anche noi al suo abbassamento, coltivare un profondo senso di tenerezza verso le creature più fragili, apprendere da Cristo, il buon samaritano, l’arte della cura, del dono di sé e del servizio?

L’Ascensione del Signore è l’incarnazione del Figlio di Dio, che eternamente si prolunga nel tempo, nella misura in cui qualcuno di noi si ritrova ad avere gli abiti e le membra impregnati di quel Verbo, che si fece carne per la vita di tutti.

Don Andrea