E’ l’ora dello svelamento. Si è rotto il velo del tempio, il velo che sembrava scavare un fossato tra noi e Dio, tra una religione e un’altra, tra sacro e profano. Perché Dio è appeso al legno, in un luogo pubblico, fuori dei recinti sacri, fuori della città, fuori da ogni appartenenza. Appartiene a tutti.
Ora lo sai chi è Dio. Non è l’indifferente … è il Dio appeso alla croce, per la passione di noi umani. Secondo Luca la Croce è lo spettacolo, l’evento da guardare, lo spettacolo che svela l’inconsistenza, il voto pauroso dei nostri spettacoli.
Non si è tirato indietro. Non si è lasciato fermare. Era una passione irrefrenabile la sua e non è sceso dalla Croce. E’ rimasto sul legno dei malfattori, fedele anche nell’ora estrema alla compassione, compagno di coloro che soffrono il silenzio di Dio, compagno di ognuno di noi, che soffriamo la nostra lontananza da Dio e a volte pure la lontananza di Dio da noi. Compagno dei giorni in cui il cielo si fa buio e la passione per il bene sembra uscire sconfitta.
Aveva anche lui il cuore turbato ma non si è tirato indietro, non è sceso. Ha vinto il suo abbandono in Dio, ha vinto la sua passione per noi umani e noi tutti ci fermiamo davanti a tanto amore.
Ti appartiene morte di malfattore. Sei morto in un grido, dolore sgolato dell’umanità. E si fece notte nel cielo rabbrividito. Nel buio estremo perché nessuno degli umani fosse senza compagno nell’ora estrema. Sei rimasto nella morte a braccia allargate, accoglienza universale, casa di tutti e nessuno osi scrivervi appartenenze. Reciso come si spezza un ramo secco. Sei diventato albero fiorito, l’albero della vita per noi che ti chiamiamo Signore e fratello.
liberamente tratto da Angelo Casati “i giorni della Tenerezza“