«In mezzo a voi sta uno che non conoscete … a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo» Gv 1,26-27
La domenica della gioia ci presenta ancora la figura del Battista, il precursore. Essere precursori è un’affascinante avventura. Significa giocare d’anticipo sulla vita, restare sulla soglia, non permettere che gli eventi e il tempo ci travolgano e che la vita scorra senza che possiamo stringerla tra le mani e correre il rischio di viverla davvero. Il precursore, infatti, è colui che non trascina la vita nelle cose sempre uguali, ma sta all’erta perché attende che accada un evento. Una prima domanda, allora, si affaccia su questo nostro tempo di Avvento: attendiamo davvero che qualcosa accada? Crediamo davvero che l’evento di una nuova vita, nella persona di Gesù verrà a farci visita? Crediamo che ci sarà un nuovo inizio anche per noi? Camminiamo, anche in questo momento storico difficile, con questo sguardo gravido di futuro e di speranza?
Giovanni Battista ha questo sguardo rivolto al futuro che deve venire e orienta il suo presente verso la luce che gli viene incontro. Essere precursori, anche per noi, significa proprio questo: sapere che siamo in cammino e non possediamo ancora tutta la verità, che ogni meta raggiunta ci chiama a iniziare una nuova avventura, che ogni “terra promessa” non è che una tappa di un percorso più lungo, che il nostro oggi non è il senso di tutto e le nostre attività — anche le migliori — non sono mai un fine ultimo. E, così, siamo invitati a preparare la strada per qualcun altro: perché sappiamo che il senso e il significato di ciò che siamo e viviamo non ce lo diamo da noi stessi, ma è radicato nel Dio-Luce che viene a diradare le nostre tenebre.
Ecco cosa grida alla nostra vita la predicazione del Battista: non siate pigri, non accomodatevi sulla vita, non illudetevi di avere tutto tra le mani e sotto controllo. Il significato è oltre, la gioia più grande è fuori da voi stessi, la luce viene dall’alto: preparategli la strada, restate svegli, aprite il cuore per accoglierla.
E Giovanni dice di sé: sono testimone della luce e sono voce. Egli non è la luce, ma colui che la indica; non è la Parola, ma colui che presta la voce perché la Parola sia annunciata e si realizzi tra gli uomini. Il precursore, cioè, è colui che attende, prepara e poi lascia il centro della scena all’altro. È una splendida indicazione anche per noi cristiani: non siamo noi il Cristo, non abbiamo una verità che ci pone al di sopra degli altri, non dobbiamo mettere noi stessi al centro. O, direbbe Papa Francesco, non siamo chiamati a occupare spazi, ma ad iniziare processi.
La Chiesa non è Cristo, non è una risposta, non è la meta. La Chiesa dovrebbe semplicemente far venire voglia di Cristo. Dovrebbe farci venire voglia di metterci in cammino, dovrebbe essere colei che ci educa ad avere uno sguardo così, che ci trasmette passione, parole che ci mettono in cammino, parole che ci costringono a cercarlo, non parole che fanno concludere i nostri viaggi. Questa è la Chiesa!
Dentro questa vita quotidiana e dentro questo nostro mondo, come singoli e come Chiesa siamo chiamati proprio a questo: iniziare processi di luce e di bellezza, indicare il bene nascosto in ogni cosa, cercare e portare la presenza amorevole di Dio nelle piccole cose quotidiane e nelle situazioni di fragilità e sofferenza. Essere, come il Battista, indicatori di luce e voce che fa circolare la Parola buona del Vangelo.
cfr. Francesco Cosentino