Celebriamo oggi la festa solenne della Ascensione del Signore Gesù, e la chiesa propone alla nostra riflessione questo testo dell’evangelista Luca, che è a dir poco entusiasmante.
Il testo ci consegna anzitutto il richiamo all’evento pasquale: “Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno”. Come ben sappiamo, prima della pasqua di fronte alle sofferenze che Gesù prospettava e al suo distacco nella morte per poi risorgere, i discepoli erano rimasti sgomenti e impauriti. Oggi, ci è detto nuovamente che Gesù “si distaccò da loro”, ma l’esito è radicalmente diverso; infatti il vangelo dichiara che i discepoli questa volta “tornarono a Gerusalemme con grande gioia”.
La festa della Ascensione ci consegna l’insorgere della gioia nonostante il distacco. Ora i discepoli sono certi che il Signore non si allontana da loro in maniera piena e definitiva, ma lo sentono sempre vicino perché ha dichiarato e promesso loro: “Ed ecco, io mando, la sua è una azione continua, su di voi colui che il Padre mio ha promesso”, e sappiamo che colui che è promesso è il dono dello Spirito.
Anche per noi è vero che il Signore è presente come Colui che manda costantemente, insistentemente dal Padre lo Spirito: promessa del Risorto e segno della sua continua vicinanza e assistenza nei confronti di coloro che gli appartengono e sono per sempre suoi.
La gioia è conseguenza della sicurezza che i discepoli non sono soli, ma che il Signore è presente e accompagna la loro testimonianza con opere che dichiarano inequivocabilmente il suo essere con loro e tra loro. Abbiamo in noi gioia? Siamo certi di non essere soli? In fondo il sentirci soli è ciò che più ci allontana dalla verità di Gesù, dalla sua persona e dalla sua vicenda.
Ancora in questo periodo pasquale risuona pressante l’appello: bando alla mestizia e spazio alla gioia. Desideriamo tanto per tutti noi e per tutti i cristiani questa condizione: la gioia; in fondo è proprio questo stato interiore che ci permette di raccogliere l’appello che oggi Gesù ci consegna in questo vangelo: “saranno predicati a tutti i popoli la conversione per il perdono dei peccati”, affinché tutti gli uomini possano godere della gioia di Colui che ci precede nell’incontro con il Padre. Di questa forza dall’alto: una gioia comunicativa, dobbiamo sentirci oggi raggiunti e pervasi.