Sono passati trent’anni dalla visita dei maghi. Gesù è cresciuto ed è diventato un uomo. Dopo anni di normalità, finalmente Gesù decide di uscire allo scoperto.
Ci saremmo aspettati una rivelazione potente e inconfondibile (guarigioni di massa e miracoli a ripetizione!). E invece si mette in fila tra i peccatori!
Sceglie una via diversa e scandalosa, una via a cui rimarrà fedele per tutta la sua vita e che lo porterà sulla Croce: in fila con i peccatori al Giordano, crocifisso in mezzo a due delinquenti sul Calvario.
Il Battesimo sarà il punto di svolta della vita di Gesù. Da questo momento inizia la sua vita pubblica, la sua predicazione.
“Battezzami, Giovanni”, gli dice Gesù. Quasi un incoraggiamento per chi, di fronte a Lui, sente le gambe tremare. Un passaggio di testimone.
Gesù, partendo dal fondo, andrà fino in fondo.
Quello di Giovanni era un battesimo di penitenza, destinato a lavarsi dai peccati. “Convertitevi e fate penitenza” era il grido di Giovanni.
La novità è che Dio non è come dice il Battista. Dio è amore. Dio ti ama… e basta.
Non vuole nulla in cambio per amarti, non vuole sacrifici, non vuole penitenze.
Questo è il Dio di Giovanni il battista. Il Dio di Gesù Cristo invece ama gratuitamente.
E’ questa esperienza che lo distacca dal Battista: di Dio non c’è motivo di aver paura.
Gesù da questo momento andrà per la sua strada.
Sarà un Dio totalmente diverso da quello del battista.
Da ora in poi, per il resto della sua vita, Gesù porterà a tutti quest’amore che lui stesso ha “toccato, vissuto, sentito” e sperimentato.
Ecco il battesimo di fuoco! Dio è un incontro, un’esperienza che ti entra dentro, nel cuore, nell’anima, nelle tue viscere come quando ci si innamora.
Gesù ha un segreto che col tempo sarà compreso da tutto il mondo. Eccolo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Gesù è forte perché si sente amato.
Dio in tutto il vangelo parla solo due volte: qui e nella trasfigurazione. Qui per confermare il Figlio nella sua scelta di servo; là per rivelare a noi la gloria di questo Figlio, perché lo ascoltiamo e diventiamo anche noi come lui.
Queste parole sono risuonate anche per noi nel giorno del Battesimo. Quel giorno anche a noi una voce ha detto: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.
Lo garantisce un’espressione emozionante di Gesù: Sappiano, Padre, che li hai amati come hai amato me. Che bello sapere che Dio ama noi come ha amato Gesù, con la stessa intensità, la stessa passione.
Per ognuno di noi c’è stata la stessa dichiarazione d’amore: Figlio, amato, mio compiacimento.
Figlio. E’ la prima parola. Figli di Dio non è una commovente metafora, ma una condizione reale, una realtà attuale, niente affatto virtuale, da prendersi alla lettera: “lo siamo davvero”. 
Il battesimo ci ha resi effettivamente ed efficacemente “partecipi della natura divina” (2Pt 1,4). Pertanto la nostra vita diventa una ‘prolunga’ della vita trinitaria sulla terra.
Per Dio siamo tutti figli unici! Non ci ama in maniera indistinta come nessun genitore ama genericamente “i figli”. Dio ci ama singolarmente, uno ad uno. L’amore non generalizza mai. Ognuno è il prediletto di Dio!
Amato. Dio mi ama alla follia indipendentemente dal mio agire (d’altra parte non è questa la qualità dell’amore di un padre e di una madre verso i propri figli?).
Dio mi ama prima che io agisca, prima di ogni merito, che io lo sappia o no.
Il suo è un amore immeritato, preveniente.
Un certo religiosità ha fatto insinuare l’idea che Dio mi ama ma a certe condizioni.
Ecco la novità portata dal cristianesimo: Dio mi ama e basta! Verità sconvolgente che costerà la vita a Gesù di Nazareth. Per noi che spesso siamo abituati ad amare, nella speranza di essere amati questa è davvero una bella notizia!
Ecco il senso del battesimo dei bambini: indipendentemente da come agiranno nella vita, Dio gli ricorda che sarà sempre suo figlio, amato alla follia, senza condizioni.
“Dio non ci ama perché siamo bravi e buoni ma ci rende bravi e buoni perché ci ama”.
Mio compiacimento. Termine bellissimo, che deriva dal verbo «piacere»: tu mi piaci, mi fai felice, è bello stare con te. Dio si compiace di me: che bello! Ogni mattina appena svegli dovrebbero risuonare nelle nostre orecchie queste parole: Tu mi piaci! Nonostante tutto, tu mi piaci!
E’ bello sapere allora che Dio mi ama per ciò che sono.
La conseguenza è che siamo chiamati ad amare le persone per ciò che sono e non per come noi vorremmo che fossero.
Non affanniamoci allora a scovare Dio tra le nubi del cielo o negli avvenimenti miracolistici.
Terminato il tempo di Natale, cerchiamolo dove Lui ha scelto di lasciarsi incontrare. Cerchiamolo nel nostro vicino di casa che non ci concede tregua, In quel figlio malato da accudire, in quella persona che ha deciso di negarci il saluto, nel principale che non perde occasione per farci sentire inadeguati, in quel genitore anziano di cui devo prendermi cura…
La bella notizia di questa Domenica? Dio sa cosa c’è nel nostro cuore. Lui è al nostro fianco. Ha scelto quel posto. Cerchiamolo lì e scopriremo che Lui ci ha già trovato.

Paolo De Martino