In queste Domeniche di Pasqua come credenti ci è donato di immergerci continuamente nell’evento di morte-risurrezione del Signore Gesù, la cui potenza ha cambiato la storia, il cui mistero è uno spartiacque che segna un prima e un dopo. Da quel grido: “Non è qui. E’ risorto” più nulla è rimasto uguale. La pericope evangelica di questa V° Domenica di Pasqua: “Amatevi come io vi ho amati” ci invita innanzitutto a collocare occhi e cuore all’inizio della storia della nostra salvezza per rimettere a fuoco l’unicità del dono della nostra fede. “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi” (1Gv 4,9). Dio, nella Sua immensa sapienza, fa il primo passo nell’amore, un primo passo che risplende fin dalla genesi della storia sacra: “Il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il Suo popolo perché il Signore vi ama” (Dt 7,8). Ancora: “Voi stessi avete visto come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me” (Es 19,4). In questo duplice invito a “riconoscere” e a “vedere” c’è l’amorevole e paterno suggerimento di Dio a ri-cordare, riportare al cuore, quanto sta come fondamento della nostra fede e di ogni sua conseguente richiesta. Scorrere le pagine della salvezza è cogliere il leitmotiv che le attraversa: “Ti ho amato di amore eterno” (Ger 31,3). Un amore eterno e infinito “scritto” in tutte le pagine della sacra Scrittura e non di meno anche nella nostra storia sacra personale. Un infinito amore ricevuto, che, come un meraviglioso ricamo, è importante leggere da ambo le parti: al rovescio si colgono nodi, passaggi, fili interrotti, improvvisi cambi di colore… ma nel coraggio di dare tempo al tempo la verità si manifesta in tutta la sua bellezza. Il vecchio saggio Qohelet ci ricorda che c’è un tempo per ogni cosa, anche per comprendere che ogni notte ha la sua luce, ogni tempesta il suo sereno, ogni lacrima il suo sorriso, ogni desolazione la sua speranza. Con Cristo Risorto, che ha vinto per sempre la morte, ogni morte è seme per una vita nuova. Il tempo pasquale che stiamo vivendo è proprio questa continua celebrazione della vittoria del bene sul male, fuori di noi e dentro di noi. Il Vangelo di questa domenica si apre con una pennellata di “notte” che ci riporta immediatamente alla vigilia della Passione del Signore Gesù: “Quando Giuda fu uscito dal cenacolo”: la vittoria di Cristo risorto porta sempre i segni della Passione, del Suo amarci sino alla fine. Gesù ci chiede un amore come il Suo: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Non quindi un amore qualunque ma un amore di qualità, “in perdita”, un amore sino alla fine, che ricalca le sue orme. Questa parola si offre come una lente di ingrandimento delle nostre relazioni amicali, fraterne, familiari. Solo dopo aver fatto memoria dell’amore ricevuto da Dio ci sarà possibile uscire dallo spazio angusto del proprio “ego” e della esclusiva ricerca dei nostri interessi, tornaconti, aspettative.