Nel brano evangelico di questa domenica, ci troviamo a Cesarea di Filippo. Da qui ha inizio il viaggio che porterà Gesù a Gerusalemme. Il camminare di Gesù indica in modo concreto la presenza di Dio tra gli uomini e descrive la vita del discepolo come una via da percorrere sempre dietro il maestro.

Gesù, rimasto solo con i suoi discepoli, desidera sapere che idea si sia fatta la gente di lui, ma soprattutto a Gesù interessa sapere che cosa pensano i discepoli, coloro che lo stanno seguendo, che sono stati chiamati da lui e che lo stanno conoscendo sempre più in profondità. E’ una domanda commovente quella di Gesù, perché mostra il desiderio profondo del Signore di essere conosciuto e accolto nella vita di ciascuno nella sua verità.

Tra i tanti modi di pensare Gesù qual è il nostro? Non è una domanda banale perché la risposta che riusciamo a dare è anche rivelatrice della profondità della nostra relazione con Gesù e punto di partenza per una maggiore comunione con lui.

Pietro risponde in modo giusto, riconoscendo che Gesù è prima di tutto il salvatore della sua vita, il Messia che tutti stavano aspettando. Questo riconoscimento non nasce da chissà quale cultura o studio di teologia, ma dal fatto che Pietro ha lasciato che la sua vita fosse affascinata e sconvolta dall’incontro con Gesù nella quotidianità fatta di reti a volte vuote, di barche da portare a riva e di relazioni che hanno bisogno di essere rinnovate.

Ciò che ha mosso la risposta di Pietro non è altro che lo Spirito Santo che è in lui e che illumina il suo cuore per riconoscere che dentro e sotto la superficie dell’uomo Gesù si cela la gloria del Figlio di Dio. Per questo Gesù ora può fare un passo ulteriore nella rivelazione della sua identità più vera e del significato profondo dell’essere il Messia mandato da Dio. Gesù comincia allora a parlare apertamente della sua morte e resurrezione e a far capire che la sua fedeltà andrà incontro alla sofferenza e che questa è la via giusta da percorrere. Gesù sarà rifiutato e il verbo usato (apodokimasthenai) rimanda direttamente al salmo 118: «la pietra scartata dai costruttori è diventata la pietra d’angolo». Conoscere Gesù non è prima di tutto questione di parole ma stare con lui e non tremare di fronte all’esperienza di essere scartato; con la sua reazione Pietro mostra di non essere pronto a seguire la via che Gesù sta indicando, ma di essere ancora dentro al pensiero “secondo gli uomini”, che rifiuta la sofferenza e che non riesce a credere che la gloria del Figlio di Dio, la salvezza che lui è venuto a portare non significa scansare la sofferenza, ma entrarci dentro, in obbedienza filiale per recuperare l’umanità che si trova nella morte e ridonarle la veste nuziale dei figli di Dio.