Gli apostoli dissero al Signore: accresci in noi la fede. Nel Vangelo tutte le preghiere, di uomini, donne, malati, peccatori, discepoli, stanno dentro due sole domande. La prima: Signore, abbi pietà; la seconda: aumenta la nostra fede. Qui è riassunto l’universo del cuore, il nostro mondo di dolore e di mistero. Aumenta la fede: perché senza fede non c’è vita umana. Come sarebbe possibile vivere senza fidarsi di qualcuno? Noi ci umanizziamo per relazioni di fiducia, a partire dai genitori, a cominciare dalla madre. La Fiducia, la Fede è una forza immensa che penetra l’universo.
Se aveste fede quanto un granellino di senape. Ma quella della fede non è una questione di quantità. La fede, in effetti, è un atto, è fidarsi di Dio ora. Per questo non ce l’abbiamo mai in tasca, non è una nostra proprietà. Per questo non si coniuga con un atteggiamento spavaldo ma piuttosto con la consapevolezza che nella nostra fragilità sappiamo di avere bisogno di Dio.
La fede non ci porta ad uno status definitivo. Si ricomincia sempre da capo. La fede è così. Fai delle cose straordinarie? Fai delle meraviglie? Resti un povero. La fede non la possiedi mai. La fede è qualcosa che ti chiede sempre di crescere, di camminare. Ti svegli la mattina e devi entrare nella fede. Ti svegli la mattina e la fede di ieri non è la fede di oggi. E’ la fede di oggi che ti serve, non quella di ieri. Anche se la fede di ieri ti aiuta, ti sostiene, ti incoraggia, ti rende più facile l’atto è ora che tu devi camminare.
Per questa fede quotidiana ho visto il mare riempirsi di gelsi: ho visto madri e padri risorgere dopo drammi atroci, disabili con occhi luminosi come stelle, un missionario discepolo del Nazzareno salvare migliaia di bambini-soldato, una piccola suora albanese rompere i tabù millenari delle caste…
Il Vangelo termina con una piccola parabola sul rapporto tra padrone e servo: quando avete fatto tutto dite: siamo servi inutili. Capiamo bene: mai nel Vangelo è detto inutile il servizio. Servi inutili non perché non servono a niente, ma, secondo la radice della parola, perché non cercano il proprio utile, non avanzano rivendicazioni o pretese. Loro gioia è servire.
Servo è il nome che Gesù sceglie per sé; come lui sarò anch’io, perché questo è l’unico modo per creare una storia diversa, che umanizza, che libera, che pianta alberi di vita nel deserto e nel mare.
Inutili anche perché la forza che fa germogliare il seme non viene dalle mani del seminatore; l’energia che converte non sta nel predicatore, ma nella Parola. «Noi siamo i flauti, ma il soffio è tuo, Signore». (Rumi).
La ricompensa della fede, è la fede stessa.
Quando noi vediamo persone, che anche nella Chiesa, fanno servizi e poi fanno rimostranze, passano il conto, presentano, appunto, i loro diritti perché hanno fatto dei servizi, abbiamo di fronte persone che non hanno ricevuto la vera ricompensa. Loro la ricompensa la vogliono dagli uomini, dai riconoscimenti, la vogliono in questo mondo, anche se sono nella Chiesa. La vera ricompensa, invece, è proprio il servizio. Il servizio che Dio ci dà da fare. È quella la nostra gioia, il nostro tesoro: lavorare nella vigna del Signore.