Iniziamo con questa domenica il tempo dell’Avvento, tempo prezioso dell’anno liturgico per alimentare l’attesa del Signore che è venuto, viene nell’umile quotidiano, e verrà definitivamente alla fine dei tempi. In questo “oggi” siamo invitati ad alimentare il desiderio dell’incontro, a riconoscere le sue venute che accadono nella pazienza dei giorni. Ma in questo cambio d’epoca che stiamo vivendo, sappiamo attendere? E chi e che cosa attendiamo veramente? L’attesa, se non vuole essere insensata, esige che qualcuno venga e per questo si trasforma in un andare incontro, desti e vigilanti. È un movimento interiore che ci deve spingere verso ciò che ci trascende, nella direzione di chi aspettiamo. Più il desiderio è vero e appassionato, più l’attesa diventa operosa, desta e vigile. Come nell’esperienza umana le cose importanti non vanno cercate ma attese, così Dio non lo si conquista ma lo si attende. La parola di Dio ci viene incontro e ci invita a stare “attenti a noi stessi, perché i nostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni e affanni”. Sono molte le insidie e le illusioni che minacciano l’attesa e ci chiudono in un mondo sotto controllo che ci impedisce di entrare nel mistero della venuta di Dio. Noi sempre un po’ protesi “fuori”, dispersi in molteplici attività, occupati da tante preoccupazioni, da un “io” ingombrante e invadente che occupa tutto lo spazio, diveniamo incapaci di avere una visione reale della vita e a riconoscere l’istante nel quale Dio passa. Dare un nome alle nostre disattenzioni è aprire uno spazio di consapevolezza che ci dischiude alla verità di chi siamo e di chi attendiamo veramente. Solo così possiamo abitare la realtà da credenti, abbracciando le sue contraddizioni e tragedie, guardandole non da vinti ma da salvati, perché dentro il travaglio della storia la promessa di Dio si è già compiuta e continua a compiersi. Vegliare e pregare radicati nella sua parola, per imparare a leggere la vita con il suo sguardo e riconoscere il Figlio dell’uomo che è venuto e continua a venire per offrirci salvezza e pienezza di vita.