L’essere umano plasmato in un giardino, infatti, non può salvarsi senza la creazione, senza la terra dalla quale è stato tratto. Nella prospettiva biblica, anzi, spetta all’uomo chiedere scusa al creato per il fatto che l’ha trascinato nel suo cammino peccaminoso, l’ha maltrattato e l’ha esaurito; perché ha smesso di rispettare la Madre Terra, trascurando il fatto che, grazie soprattutto all’Incarnazione del Verbo, essa è compenetrata dall’energia divina della grazia. Nei racconti evangelici dell’ultima cena, infatti, il Signore usa proprio il pane e il vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, per celebrare in anticipo il sacrificio di sé stesso. L’evento eucaristico indica, perciò, non solo l’importanza della materia, ma la stessa modalità per restituirla a Dio. Si può dire, allora, che nell’eucarestia l’essere umano offre a Dio, proprio tramite la natura, la propria lode e la propria gratitudine. Il digiuno eucaristico, perciò, è una ascesi che deve permeare l’intero operare umano, il suo servizio lavorativo di custode e coltivatore del giardino, che esprime la specificità del suo genere.

fr. Giuseppe Buffon

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