Sorprende e un po’ scandalizza che il giorno dopo Natale si festeggi santo Stefano, primo martire. La gioia del Natale pare come offuscarsi all’improvviso con la prospettiva della croce che attende Gesù, e non solo lui.
Eppure, se lasciamo risuonare la parola di Dio sentiamo che proprio nelle parole del vangelo sono contenute le estreme conseguenze dell’incarnazione: non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre che parla in voi. Ormai questo piccolo io di passaggio sulla terra, questo piccolo io che sono io, che sei tu che mi leggi, è sacramento della carne del Figlio di Dio. La mia carne, la tua, è resa proprio come la sua, dimora dello Spirito.
Contemplare il Natale senza sentirlo e a viverlo nella propria carne, resta un esercizio estetico. Il Natale è la vita divina in noi!