“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, così sarà della mia parola, uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto”. Is 55,10-11
“Inclinate l’orecchio del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio”: così ci esorta san Francesco di Assisi, anche in questo giorno, giorno per eccellenza dell’ascolto orante della Parola di verità che viene a noi nella parabola del Seminatore. Essa descrive l’avventura della Parola dentro il “terreno” che ognuno di noi è. Ciò che colpisce è che dinanzi alle affermazioni della Scrittura sull’efficacia della Parola (es. Is 55, 10-11), la parabola odierna ci presenta una semina inefficace: su quattro casi, infatti, in tre la Parola resta infeconda, e in un solo caso porta frutto. Ci possiamo subito chiedere perché il Seminatore uscì a seminare proprio sulle spine, sul terreno sassoso, sulla strada? È proprio irragionevole! Eppure queste terre dicono le nostre resistenze, ostacoli, fragilità, limiti, contraddizioni, rovi, campo di lotta, ecc, tutto ciò che si muove nel nostro cuore, dentro quello “spazio sacro” che deve essere purificato e convertito per portare frutto. L’ascolto della Parola di Dio, infatti, avviene sempre dentro la dinamica pasquale, passaggio da morte a vita nuova.
La ricchezza del testo ci porta a fare una scelta, quella di focalizzare, brevemente, nei tre tipi di ascolto, ciò che si oppone alla Parola e le impedisce di portare frutto, ma di rimando anche le condizioni positive, grazie alle quali può essere accolta e compresa.
L’interiorizzazione: Il seme sparso lungo la strada, mangiato dagli uccelli ancora prima di germogliare, è una parola ascoltata in modo superficiale, che non entra nel profondo del cuore; è accolta ma non è riconosciuta come unica voce perché coperta da altre voci: è parola destinata a “scivolare via”. Un ascolto frettoloso, approssimativo, impedisce alla Parola di penetrare dentro il cuore e di diventare principio vitale che guida l’uomo nel suo vivere quotidiano. Interiorizzare è allora tenere dentro per “ruminare”, meditare e fare diventare carne la Parola ascoltata.
La perseveranza: Il seme caduto su un terreno sassoso racconta di un tipo di ascolto inefficace e sterile perché non accompagnato dalla costanza, così quando giunge una tribolazione, un tempo di prova, di difficoltà, subito viene meno. Questo è l’uomo del “momento”, incapace di durata, di resistere nel tempo: siamo noi quando ascoltiamo con gioia una Parola che, non avendo radici, non sa reggere le difficoltà del momento. Siamo noi quando ascoltiamo con entusiasmo, ma in modo superficiale. L’ascolto efficace ha bisogno di una quotidiana e paziente perseveranza.
La lotta spirituale: È la quotidiana lotta, il combattimento tra la Parola ascoltata e le voci, i pensieri, le tentazioni mondane, i piaceri della vita, quanto ci distrae e ci allontana dalla buona Notizia, dalla “mandorla” preziosa racchiusa nel guscio che la custodisce. Lotta peer una vita che profuma di Vangelo e che trova la sua efficacia nell’incontro con Colui che è la Parola di Dio: Gesù Cristo.
L’alternativa è tra ascoltare senza comprendere e ascoltare e comprendere. Possiamo chiederci se il nostro ascolto porta a quella interiorizzazione e elaborazione profonda, spirituale, vitale che trasforma la vita, dentro una comprensione che purifica e converte il cuore ogni giorno. Le resistenze alla Parola sono le resistenze alla conversione. Noi temiamo la purificazione e lo spogliamento suscitati dall’ascolto umile e paziente della Parola di verità; noi abbiamo bisogno di arare, dissodare, ripulire la nostra terra per permettere al Seminatore di seminare e alla Parola di attecchire nel nostro cuore. Siamo chiamati a ri-orientare la nostra vita a Cristo stesso, unica Parola che dà vita, Colui che ha mostrato la potenza di una Parola che libera e salva, l’efficacia di un dono che, per grazia, porta sempre frutto.
Sr Grazia Maria Clarissa