“(…) lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” Mc 1,12-13

Cosa accade all’inizio della vita pubblica di Gesù? Prima che lui cominci a incantare e attirare le folle con gesti potenti… prima di affermare l’inaudita autorità del suo insegnamento, più convincente e più credibile rispetto a quello degli scribi… cosa c’è prima di tutto questo? La risposta è semplice e spiazzante: una grande passività! Gesù appare ai nostri occhi come una figura passiva, che si lascia guidare dallo Spirito e servire dagli angeli: “lo Spirito lo sospinse nel deserto… gli angeli lo servivano”.

Nei due versetti che raccontano la sua esperienza nel deserto, “tentato da Satana”, Gesù è il soggetto attivo soltanto di due verbi: “rimase”, “stava”. Lo scontro con il diavolo non viene descritto; però, a quanto pare, si crea una convivenza pacifica tra le bestie selvatiche e gli angeli; una fraternità tra le creature più insidiose, che rappresentano le forze oscure del caos e della morte, e gli esseri più vicini a Dio.

Cristo è l’uomo nuovo, che riesce ad addomesticare quella animalità feroce che Caino non era stato in grado di governare, causa del primo omicidio. Viene quasi spontaneo sfogliare una pagina del profeta Isaia, la sua visione riposante di un mondo in cui accade il miracolo più grande: l’unico contagio che coinvolge tutti gli esseri viventi è la mitezza. “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso” (Is 11,6-8).

Eppure Gesù rimane passivo; ad agire su di lui sono lo Spirito e gli angeli; il suo corpo è una spugna che assorbe tutta l’energia che viene dal Padre, e la sua umanità diventa liberante, ha effetti terapeutici su tutti coloro che sono abitati dal male. Nel frattempo, mi viene quasi automatico pensare alle nostre convivenze quotidiane, e a tutte le bestie feroci che si muovono ogni giorno dentro di noi, o nel cuore dei nostri compagni di viaggio. Per neutralizzare queste spinte così tossiche, che avvelenano le anime e i rapporti, abbiamo bisogno anche noi in questa quaresima di ritrovare, nel deserto della preghiera, la dolce compagnia degli angeli e la forza vitale dello Spirito. 

Don Andrea