«E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù» (Mc 9,4).
C’è un dettaglio curioso che riguarda la conversazione di Gesù con le due figure dell’Antico Testamento: il verbo “syllaleo”, che significa “parlare con”, “con-versare”, viene usato nel libro dell’Esodo per indicare il dialogo di Mosè con il Signore (Es 34,29). È proprio Lui, l’Altissimo, il protagonista assoluto nella Trasfigurazione di Gesù, e tutti i particolari della narrazione confermano questa certezza: la montagna, che nei testi biblici è sempre il luogo della rivelazione; il “passivo teologico” (“fu trasfigurato”), forma stilistica usata nelle Scritture quando il soggetto dell’azione è Dio; la nube e l’ombra, altro evidente richiamo al cammino dell’Esodo e alla presenza di JHWH, che sempre accompagna e protegge il suo popolo; lo spavento e il disorientamento dei discepoli, che assistono a un fenomeno totalmente inedito rispetta a qualsiasi esperienza umana; i due grandi profeti, che hanno avuto con Dio una relazione personale, intima e travolgente. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma cos’hanno di speciale Elia e Mosè, e perché appaiono proprio loro in questa pagina centrale nei vangeli sinottici? Si potrebbero dare numerose risposte; provo ad azzardare una chiave di lettura piuttosto audace: nella loro missione profetica hanno anticipato la croce di Cristo! La trasfigurazione avviene sei giorni dopo, scrive l’evangelista. E noi ci chiediamo: sei giorni dopo che cosa? È molto semplice: Gesù, sei giorni prima, a Cesarea di Filippo aveva annunciato il suo destino di passione e morte, dicendo che “il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi”. Elia e Mosè hanno già vissuto questo. Elia è il profeta perseguitato dalla crudele regina pagana, che ha già decretato la sua condanna a morte; Mosè è schiacciato dal peso di una missione impossibile: guidare nel deserto un popolo che si lamenta sempre, che rimpiange le cipolle d’Egitto. Entrambi sono sfiniti; entrambi salgono sul monte Oreb; entrambi sperimentano la forza, la presenza e l’amicizia di Dio. Gesù trova in loro uno specchio, mentre si prepara a salire a Gerusalemme e a consegnare se stesso. Anche il lettore contemporaneo si identifica con questi personaggi. Vorremmo anche noi salire sul monte e ricevere la forza vitale di una promessa, la voce di quel Dio che agli uomini si è sempre presentato così: “Io sarò con te”. Vorremmo anche noi entrare nel cono d’ombra, insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni; anche noi siamo completamente disorientati, ma se ci stringiamo gli uni accanto agli altri sentiamo il calore e l’energia della comunità. A partire dal mattino di Pasqua, i discepoli e le discepole di Gesù cominceranno un processo di attivazione della memoria, per ricordare le sue parole e i suoi gesti, e mangeranno il suo corpo per assimilare la sua stessa carica di amore.
Don Andrea