La figura dell’uomo che chiede a Gesù giustizia per l’eredità è una figura attraverso la quale il Signore ci parla del nostro rapporto con le ricchezze e con i soldi. Il ricco della parabola dice sempre «io» (io demolirò, costruirò, raccoglierò…), usa sempre l’aggettivo possessivo «mio» (i miei beni, i miei raccolti, i miei magazzini, me stesso, anima mia). Nessun altro entra nel suo orizzonte. Uomo senza aperture, senza brecce; non solo privo di generosità, ma privo di relazioni. La sua non è vita. Gesù nella parabola non evoca la morte come una minaccia per farci disprezzare i beni della terra. Il Vangelo non contesta il desiderio di godere le brevi gioie della vita. Gesù non stende un velo di triste rifiuto sulle cose del mondo, quasi volesse disamorarci della vita; non dice che il pane non è buono, che il benessere è male. Dice che non di solo pane vive l’uomo. Che anzi, di solo pane, di solo benessere, di sole cose, l’uomo muore. Che la tua vita non dipende da ciò che possiedi, non dipende da ciò che uno ha, ma da ciò che uno dà. La vita vive di vita donata. Noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo dato via. Sulle colonne dell’avere troveremo alla fine soltanto ciò che abbiamo perduto per qualcuno. «Se vuoi, hai dei granai, sono nelle case dei poveri» (san Basilio). Ma l’uomo ricco si è creato un deserto attorno. È solo, isolato al centro dei suoi magazzini pieni. Nessun altro è nominato, nessuno in casa, nessun povero alla porta, nessuno con cui condividere la gioia del raccolto. Le persone contano meno dei sacchi di grano. Non vive bene. Gesù intende rispondere a una domanda globale di felicità che si nutre di almeno due condizioni: non può mai essere solitaria e ha sempre a che fare con il dono. Vuoi vita piena? Non cercarla al mercato delle cose: le cose promettono ciò che non possono mantenere. Le cose hanno un fondo e il fondo delle cose è vuoto. Cercala dalla parte delle persone. Sposta il tuo desiderio. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio. L’alternativa è chiara: chi accumula «per sé», lentamente muore. Chi arricchisce presso Dio, accumulando relazioni buone, donando invece di trattenere, ha trovato il segreto della vita che non muore.