Nel quartiere Oltretorrente cresce la rete dell’inclusione.


Il quartiere Oltretorrente di Parma, sorto vicino alla chiesa della SS. Annunziata, ha sempre accolto persone con poche risorse ma ricche di speranza. Dall’Ottocento ad oggi si sono susseguite varie ondate migratorie: dagli abitanti dell’Appennino, ai meridionali del dopoguerra, fino ai migranti internazionali di oggi, che rappresentano il 27% della popolazione secondo i dati del 2020.

Durante l’incontro “Conoscersi e orientarsi nell’Oltretorrente” del 5 aprile, organizzato nell’ambito della Missione Popolare Francescana, migranti, associazioni, comunità religiose e agenzie territoriali si sono confrontati. L’evento, coordinato da padre Guido Ravaglia e CIAC Onlus, ha offerto un’occasione di scambio e relazione, evidenziando bisogni, criticità e opportunità, con l’obiettivo di costruire una rete di relazioni unica nel suo genere a Parma.

Padre Guido ha spiegato che l’incontro nasce dal desiderio di colmare la distanza tra migranti e nativi. CIAC Onlus, da oltre vent’anni attiva nel supporto ai migranti, ha sottolineato l’importanza di costruire una comunità coesa. Tra le iniziative in corso, la riapertura di un’edicola accanto alla chiesa SS. Annunziata, destinata a diventare punto d’ascolto e interazione.

Oltre a CIAC Onlus, partecipano realtà come la Comunità di Sant’Egidio, che offre supporto linguistico e spazi religiosi alla comunità ortodossa moldava, e l’agenzia Next, impegnata nella promozione dell’inclusione dei migranti. I frati Minori Conventuali collaborano con iniziative simili, consolidando il tessuto solidale del quartiere.

Durante i gruppi di lavoro, i migranti hanno espresso desideri e speranze per il futuro del quartiere, usando parole come accoglienza, famiglia e incontro. È emersa la volontà di unirsi come comunità nonostante le difficoltà. Il cammino è appena iniziato, ma l’atmosfera di ascolto e collaborazione rappresenta un primo passo per superare le barriere invisibili tra vecchi e nuovi abitanti.

Nei tavoli di dialogo sono emerse necessità legate a lavoro, salute, supporto legale e spiritualità. Padre Guido ha sottolineato la visione positiva che i residenti hanno del quartiere, in contrasto con la percezione negativa diffusa dai media. I migranti vedono l’Oltretorrente come casa, famiglia o speranza, contribuendo a una rete viva di culture e relazioni, che rifiuta la rassegnazione e apre spiragli di futuro condiviso.