«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via» Mc 1,2

Nella prima Domenica di Avvento ci veniva fatto l’invito di vegliare, cioè, rimanere attenti alla venuta del Signore perché non conosciamo il giorno e l’ora e dobbiamo farci trovare pronti. In questa seconda Domenica di Avvento, la chiesa ci propone l’inizio del Vangelo di Marco, il quale ci offre un modello di attesa che risalta la modalità della veglia: essere pronti con l’incontro del Signore. L’evangelista, infatti, salta tutti i preamboli della nascita del Salvatore come quella di Giovanni il Battista, per andare dritto all’essenziale della missione del precursore.

Giovanni viene riconosciuto come compimento della profezia di Isaia: “voce di uno che grida nel deserto”. Questa profezia era anticipata dallo stesso profeta con le parole: “Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridate che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa scontata.” Ecco che Marco sin dall’inizio, attraverso il grido nel deserto di Giovanni, ci mette subito innanzi qual è la missione di Gesù: scontare la nostra colpa.

Il Vangelo di oggi entra quindi nel vivo dell’essenziale. Il punto per noi oggi è: a quale tipo di attesa ci stiamo preparando? A quella della nascita di Gesù che è già avvenuta o alla nascita del Cristo nel profondo del nostro cuore, il quale, avendo vinto la morte, ci chiama alla quotidiana conversione in virtù del suo definitivo ritorno? Perché se ci fermassimo alla prima domanda, vivremo solo un momento di memoria storica, magari anche significativo pieno di lucine e regali ma che non ci interpella da vicino. Nella seconda domanda, invece, siamo interpellati come protagonisti della nostra stessa vita nella misura in cui riusciremo a sentire un grido: “preparate la via al Signore”. Un grido, questo, che può scuotere i nostri deserti per far fiorire la speranza dell’incontro unico e definitivo con il Verbo che si è incarnato, è morto, è risorto e vive sempre dentro di noi con l’azione di quello Spirito per cui siamo stati battezzati.

Giovanni, infatti, proclama solennemente: “Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Siamo quindi immersi nello Spirito per vivere da risorti con il Risorto. Prepararsi al Natale, dunque, può essere far nascere in noi la speranza di un incontro con quel Gesù che è già dentro di noi ma che ha bisogno di totale fiducia per guidare la nostra vita verso l’eternità.

Paolo De Martino