Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Lc 19, 37-38
Gesù entra in Gerusalemme non in modo privato come ha fatto in altre occasioni. Egli è acclamato re che viene nel nome del Signore. La sua conoscenza di ciò che sta per venire sottolinea che egli è davvero il Signore degli eventi, li conosce, li determina nella sua libertà. Il puledro stesso, sul quale non è salito ancora nessuno, viene slegato, perché il Signore ne ha bisogno. Tutto appartiene al Signore e viene sciolto dai legami che lo imprigionano per essere restituito alla sua vera identità. Anzi quando il Signore ne prende possesso ogni realtà diventa veramente se stessa. Questo puledro rappresenta ognuno di noi: quando noi ci apriamo ad accogliere la signoria di Dio veniamo liberati da ogni legame che non ci permette di essere noi stessi e riceviamo una vita nuova.
La liturgia accosta questo testo con il racconto della passione. L’accostamento di questi due testi ci fa capire quale signoria Gesù desidera manifestare: quella di colui che regna dall’alto della croce ed è la regalità di colui che non possiede e non trattiene nulla per sé, ma dona nell’amore tutto ciò che ha. La folla dei discepoli che ha lodato Dio per i prodigi che ha veduto dovrà ora imparare ad acclamarlo ed a lodarlo anche quando assisterà allo spettacolo della croce. Il vero prodigio di Dio è che il Signore domina, cioè regna stendendo le braccia sulla croce, nel gesto di chi apre le braccia per donare la vita e per abbracciare, stringendo a sé e consegnando tutti con sé nelle mani del Padre.
Nel nostro batterci il petto e nell’ottenere da Dio il perdono dei peccati la terra si riconcilia con il cielo.
La pace può scendere dal cielo sulla terra solo attraverso l’atteggiamento di chi si batte il petto per accogliere il perdono che Dio ci dona nella Pasqua del suo Figlio.
Clarisse Monastero Porto Viro