«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Lc, 2,10-12.

Unica presenza, un gruppo di pastori odorosi di lana, di latte e di silenzio. Un tutt’uno con gli angeli?

Bella notizia per i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. Dio ricomincia da loro con una lieta notizia: non temete! Dio nella piccolezza, ecco il grande stupore del Natale. L’uomo vuole salire, comandare, prendere. Dio desidera scendere, servire, dare. Questo per voi il segno: troverete un bambino. È il nuovo ordinamento delle cose e del cuore.

Ogni bambino vuole essere uomo. Ogni uomo vuole essere re e ogni re vuole essere “dio”. Solo Dio vuole essere bambino (L Boff).

A Natale non celebria­mo un ricordo, ma una profezia. Quella notte il senso delle cose ha preso un’altra direzione: Dio verso l’uomo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tempio a un cam­po di pastori. La storia rico­mincia dalla dai margini e dalla piccolezza.

Mentre le legioni di Roma mantengono la pace con la spada, nel mec­canismo olia­to della grande storia cade un granellino di sab­bia, solo un bambino, ma suf­ficiente a mutare la direzio­ne del tempo, e che porta la nuova ca­pitale del mondo a Betlem­me.

C’erano là alcuni pastori. Erano già là, come in attesa di qualcosa, vegliando su ogni rumore nella notte. Una nuvola di ali, di canto e di parole li avvolge.

Unica presenza, un gruppo di pastori odorosi di lana, di latte e di silenzio. Un tutt’uno con gli angeli?

Bella notizia per i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. Dio ricomincia da loro con una lieta notizia: non temete! Dio non deve fare paura mai, altrimenti non è Lui che bussa alla tua vita, alla tua capanna. Dio entra nel mondo dal punto più basso perché nessuna creatura sia più esclusa dal suo abbraccio che guarisce. “Dio si è fatto uomo per imparare a piangere” (Turoldo). 

Lì Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una man­giatoia… nella greppia degli animali, che Maria nel suo bisogno legge come una cul­la. La stalla e la mangiatoia sono un ‘no’ alla fame di potere, un ‘no’ al “così van­no le cose”, è poco ma è anche tutto ciò che serve alla giovane coppia.

Natale è il più grande atto di fede di Dio, che af­fida il figlio ad una ragazza inesperta che si prende cura del neonato, lo nutre di latte, di carezze e di sogni. Lo fa vivere con il suo sorriso, e allo stesso modo, Dio vivrà sulla terra solo se noi ci prendere­mo cura di lui ogni giorno, come una madre.

Allora prego:

Mio Dio bambino, povero come l’amore, piccolo come un piccolo d’uomo, umile come la paglia dove riposi, mio piccolo Dio che impari a vivere questa nostra piccola vita. Mio Dio piccolo incapace di aggredire e di fare del male, insegnami che non c’è altro senso per noi, non c’è altro destino che diventare come Te.

Solo allora sulla terra ci sarà pace. Ci può essere pace, ci sarà di sicuro. I violenti la distruggono, ma la pace tornerà, come primavera che non teme gli inverni dell’uomo. 

Ermes Ronchi