“Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”. Lc 13,9
In questa III Domenica di Quaresima la liturgia ci offre due immagini di piante: il roveto ardente di cui parla la prima lettura e il fico sterile del Vangelo. Esse ci consegnano due tratti del volto di Dio: la compassione e la misericordia. Nella scena del roveto ardente Dio parla a Mosè circondato da spine come se partecipasse direttamente al dolore del suo popolo in schiavitù.
Come Mosè ha incontrato Dio nel roveto così nel N.T. contempliamo il volto di Gesù coronato di spine e innalzato sulla croce. Sia nella prima immagine come nella seconda si manifesta pienamente l’amore compassionevole di Dio, che prende su di sé il dolore del mondo, liberandoci da ogni male.
Questo volto di Dio torna a rivelarsi nella misericordia con cui il vignaiolo, nella parabola di Luca, accorda ancora un anno al fico sterile. Il fico viene lasciato in vita ancora per un anno, figura emblematica di Gesù, il quale, nei suoi tre anni di ministero ha cercato inutilmente di raccogliere frutti, ma non per questo si arrende o si scoraggia. Gesù concimerà il fico col suo sangue, con il dono stesso della propria vita.
Compassione e misericordia sono due tratti del volto di Dio pienamente manifestati in Gesù crocifisso, che rischiarano il nostro cammino nel deserto, nell’oscurità della storia.
Come i tempi di Gesù, anche i nostri giorni sono segnati dall’assurdità del male, violenza delle guerre, cataclismi. Di fronte al male rimaniamo senza spiegazioni. Del resto anche se non abbiamo spiegazioni la parola più autentica da pronunciare è quella della conversione personale che ci consente di aderire con sempre maggiore radicalità al bene.
Il volto del Dio della misericordia e della compassione non punisce i peccatori, ma abita il dolore degli uomini come tra le spine di un roveto, e accorda un anno di grazia al fico sterile.
Di fronte al male non abbiamo spiegazioni. Possiamo tuttavia viverlo conferendogli un significato: quello della nostra conversione al vero volto di Dio, che è quello della vita e della risurrezione. Dio conduce la storia verso i cieli nuovi e la terra nuova.
Clarisse Monastero Porto Viro