Io ero là. Sono la polvere che tu hai calpestato Signore, sfiorata dalle tue dita quando ti sei chinato nel tempio.
Non erano degni di una tua risposta coloro che, con malizia, avevano trascinato quella donna verso la condanna. Le sue lacrime si impastarono con me e tu, chinato, silenziosamente le carezzavi. Lacrime preziose, come ogni lacrima umana.
E intorno quel silenzio sospeso nel quale si udivano soltanto loro, bestie ansimanti in attesa di lanciarsi sulla preda. Ma dal tuo eloquente silenzio ecco sgorgare tagliente come un cristallo la parola che fa nuove tutte le cose: leggerezza nell’anima, gratitudine nel cuore. Non più pietre pesanti e acuminate, ma ali leggere verso un futuro di vita.
Questo fa il perdono, ci fa muovere e andare. È contagioso, il perdono ricevuto; rende capaci di donarlo.