Guardavo gli altri che vivevano; mi parevano felici: le risate, i baci, le pacche sulle spalle, gli abbracci, le carezze.
Un abbraccio… quanto lo desideravo! Ma non sapevo chiederlo e non riuscivo a donarlo. E amici veri con cui parlare fino al mattino, ridere, piangere. Vedevo tutti, ma credevo che nessuno avrebbe mai visto me.
Una solitudine dolente. E se per caso qualcuno mi chiedeva «come stai?» gli occhi mi si riempivano di lacrime, perché ero preso dalla tristezza, stavo affondando. Ma Gesù mi ha visto, ha subito capito e mi ha teso la mano. La gola si è aperta, la lingua si è sciolta in una danza.
Sei tu Signore colui che libera, che scaccia i nostri demoni e fa cantare il cuore. Non abbandonarci alla tentazione della solitudine e dell’autocommiserazione, fa’ che ci abbandoniamo a te e cantiamo la gioia della salvezza.