Ancora una volta il Natale si sovrappone alla Pasqua. La Chiesa ci educa così a comprendere il mistero di Cristo e nostro, e a passare dall’esteriorità delle luci, dei regali, dei mielosi film a happy end così abbondanti in questo periodo, alla verità della nostra fede.

Ieri abbiamo contemplato nel martirio di Stefano le conseguenze dell’incarnazione che ci abilita a dare la vita per amore, nel perdono del nemico. Oggi contempliamo il destino straordinariamente gioioso del Natale: c’è un luogo certo dove possiamo trovare Gesù ed è la mangiatoia, e c’è un luogo certo dove non lo troveremo mai, ed è il sepolcro.

La vita che sfama l’uomo di ogni tempo non è destinata alla morte, perché l’amore che si dona l’ha sconfitta per sempre.

Il discepolo amato, testimone di tutto questo, sono io, sei tu.