La ricchezza tenuta per sé sottochiave paralizza, chiude gli orizzonti, soffoca e genera tristezza.
Non così per chi ha il coraggio di condividerla, per chi la baratta con la libertà di seguire il Cristo povero tra i poveri. Anche il bene prezioso di una vita moralmente irreprensibile non apre l’ingresso al regno dei cieli. La porta di accesso alla gioia del regno è una sola: Gesù stesso. Egli ci invita a passare attraverso di lui, a non temere di lasciare i nostri beni che passano, ogni genere di sicurezza se vogliamo godere della sua amicizia e gustare la sua intimità.
Ci esorta: «Io sono la porta… le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano».