Mi hanno dato il titolo di Dottore Serafico, penso a causa del modo con cui ho cercato di far risplendere la luce: una tonalità di luce calda, come si legge su alcuni tipi di lampadine.

Dottore perché ho ricercato la sapienza e mi son dato da fare per comunicarla; serafico perché mi son lasciato ardere dell’amore di Dio che vibra nei serafini, quello stesso che ha insignito con le Stimmate san Francesco, che Dante definisce: «tutto serafico in ardore».

Mi è stato donato di tenere insieme l’itinerario verso Dio e l’umiltà nel servire i fratelli, governando con saggezza. Ho lasciato scritto il mio programma: ho interrogato la grazia più che la scienza, il desiderio più che l’intelletto, ho amato la preghiera più che la vasta erudizione.

In Cristo ho visto più lo sposo che non il maestro.