“Lei invece, nella sua miseria, … ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” Mc 12,44.

C’è un luogo nel tempio dove tutti passano, Gesù sie­de lì, davanti ai tredici pic­coli forzieri delle offerte, di fronte al sacerdote che con­trollava la validità delle mo­nete e dichiarava a voce al­ta, per la folla, l’importo del­l­’offerta.

In quel luogo, dove il dena­ro è proclamato, benedetto, invidiato, esibito, Gesù osserva invece le persone, e nota tra la folla una vedova, povera e sola: non ha più nessuno, non è più di nes­suno, e perciò è di Dio. «L’uo­mo guarda le apparenze, Dio guarda il cuore» (1 Sam 16,7), ed ecco che il denaro si dis­solve, è pura apparenza, il te­soro è la persona. Nel Van­gelo di norma i poveri chie­dono e supplicano, ora un povero non chiede nulla per sé, ma è capace di dare tut­to.

Allora Gesù chiama i disce­poli, è l’ultima volta in Mar­co, e indica un maestro della fede in una donna povera e sola, capace di dare anche l’ultimo sorso, gli ultimi spic­cioli di vita. Mentre l’evi­denza del mondo dice: «più denaro è bene, meno dena­ro è male», Gesù capovolge questa logica: «più cuore è bene, meno cuore è male». Il bene è detto dal cuore. Le bi­lance di Dio non sono quan­titative.

Tutti danno del loro super­fluo, e i loro beni restano in­tatti; lei invece dà ciò che ha per vivere, e le rimane solo Dio. D’ora in poi, se vivrà, lo farà perché quotidianamen­te dipendente dal cielo. Ma chi ha il coraggio di dare tut­to, non si meraviglierà di ri­cevere tutto. Beati i poveri che non han­no cose da dare, e perciò hanno se stessi da dare. Co­me un povero, puoi donare ciò che hai per vivere, ma an­cor più ciò che ti fa vivere: le spinte, le sorgenti, le passio­ni vitali. Non c’è vita insigni­ficante o troppo piccola, nessuno è così povero o de­bole, nessuno così vuoto o cattivo da non poter donare la ricchezza delle esperien­ze, le intuizioni, le forze del cuore, le energie della men­te, il segreto della bellezza che ha visto e goduto, i mo­tivi della sua gioia, i perché della sua fede.

E ricominciamo, con il ma­gistero di una donna, a mi­surare il mondo non con il criterio della quantità, ma con quello del cuore.

Non c’è nessun capitalismo nella carità, agli occhi di Co­lui che guarda il cuore la quantità non è che appa­renza. Ciò che conta non è il denaro, ma quanto amore vi è stato messo, quanta vita contiene. Talvolta tutto il Vangelo è racchiuso in un bicchiere d’acqua fresca, da­to solo per amore; tutta la fe­de è in due spiccioli, dati con tutto il cuore.

Ermes Ronchi