“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”… Mc 7,6.

Gesù duro con gli i­pocriti. Veniva da villaggi e campagne dove il suo andare era co­me un bagno dentro il do­lore. Dovunque arrivava gli portavano i malati sulle piazze, sulle porte, dai tetti… E mendicanti ciechi lo chiamavano, donne soffe­renti cercavano di toccargli almeno l’orlo del mantello, almeno che la sua ombra passasse come una carezza sulla loro umanità dolente. E ora che cosa trova? Gen­te che discute di mani lava­te o no, di stoviglie, di lava­ture di bicchieri! C’era dav­vero di che diventare ruvi­di o di che sentirsi scorag­giati.

Gesù, però, non si perde d’animo, mai, neppure da­vanti ai più superficiali, neppure davanti a me, e in­dica la strada: dall’esterio­rità all’interiorità, dalle co­se al cuore.

La vera religione inizia con il ritorno al cuore. Più di no­vecento volte nella Bibbia compare il termine cuore: non il semplice simbolo dei sentimenti o dell’affettività, ma il luogo dove nascono le azioni e i sogni, dove si sceglie la vita o la morte, dove si distingue tra vero e falso, dove Dio seduce an­cora e brucia il suo fuoco come a Emmaus: «Non ci bruciava forse il cuore men­tre per strada…?».

Ma nel cuore dell’uomo c’è tutto: radici di veleno e frut­ti di luce; campi seminati di buon grano ed erbe mala­te.

Dal cuore dell’uomo e­scono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, malvagità e scorre un elen­co impressionante di dodi­ci cose cattive, dodici cose che rendono impura la vi­ta. Gesù, il maestro del cuo­re dice: non dare loro li­bertà, non legittimarle, non permettere loro di abitare la terra, non farle uscire da te, esse mandano segnali di morte.

Decisivo è evangelizzare il cuore, le nostre zolle di du­rezza, le intolleranze, le linee oscure, le maschere vuote. Io evangelizzo il mio intimo quando a un sentimento dico: tu sei secondo Cristo, e ti accolgo, anzi ti benedico; a un altro invece dico: tu non sei secondo Cristo e non ti accolgo, non ti do la mia casa, non ti la­scio sedere sul trono del mio cuore.

Evangelizzare significa por­tare un messaggio felice. E il messaggio felice è anche questo: la grande libertà. Via le sovrastrutture, i pa­ludamenti, via gli apparati, le disquisizioni sottili e vuo­te, le tradizioni, le costru­zioni fastose, vai al cuore. E libero e nuovo ritorna il Vangelo, liberante e nuovo, sempre.

Scorri il Vangelo e senti l’ombra di una perenne fre­schezza, perché sei tornato al cuore felice della vita.

Ermes Ronchi