La metafora che Gesù usa oggi nel Vangelo, quella della pianta, vuol farci intuire una verità profonda. Gli alberi non sono buoni o cattivi, ma possono essere sani o malati. Così anche per l’uomo, non esistono uomini buoni o cattivi: tutti nasciamo buoni, ma tutti siamo tentati dal male. Quindi siamo liberi di scegliere tra bene e male, tra verità e menzogna, tra giustizia e iniquità. Possiamo scegliere se custodire nel cuore la bontà o la cattiveria.

Un cuore radicato nel Signore, che sa dimorare nella relazione con Lui e custodisce il suo amore, produce frutti buoni. Quindi la bontà dell’albero dipende dal terreno nel quale le radici affondano. Forse dedichiamo poco tempo alla nostra anima, ad arricchirla continuamente attraverso la riflessione, l’ascolto, la preghiera, il servizio reso agli altri.

Gesù parla anche di occhi. I nostri occhi sono capaci di vedere, ma occorre avere sguardi giusti. Ciò che vela i nostri occhi è la pretesa di giudicare. Non posso guidare un altro su vie di conversione se non sono disposto io, per primo, a lasciarmi purificare alla Parola di Dio. Siamo sempre tentati di giudicare gli altri in base alle loro azioni. Ma abbiamo visto che la bontà del frutto dipende dal terreno nel quale affondano e dal quale si nutrono le radici.

Anche la nostra bocca parla di ciò che vi è nel cuore. Una persona unificata, che cerca di avere le sue radici nel Signore, supera sempre più la distanza che si può creare tra gesti esteriori e sentire profondo. Il Signore Gesù con la forza della sua Risurrezione trasformi fin d’ora il nostro occhio, la nostra bocca, il nostro cuore, le nostre parole, i nostri gesti affinché siano sempre più conformi a Lui.